Oggi la corsa spagnola scatta per la prima volta da Torino Con Giulio, Tiberi e Pellizzari possiamo essere protagonisti
Nella geografia della Vuelta n° 80 c’è parecchia Italia, come mai era successo: prima storica grande partenza dal Piemonte – oggi, con la Torino (Reggia di Venaria)-Novara -, tre tappe e il via della quarta sul nostro territorio. Adesso la speranza è che ce ne sia altrettanta nella cronaca dell’edizione dei 90 anni – si iniziò nel 1935 -, magari prendendo come buon auspicio il fatto che il primo dei sei vincitori azzurri, Angelo Conterno nel 1956, era proprio di Torino... Improbabile che il 14 settembre a Madrid se ne aggiunga un settimo dopo anche Gimondi (1968), Battaglin (1981), Giovannetti (1990), Nibali (2010) e Aru (2015): il favorito per la maglia rossa è Jonas Vingegaard, i rivali principali sono Joao Almeida e Juan Ayuso (ne parliamo a parte), ma sono diversi gli azzurri che possono lasciare comunque il segno.
FORMA
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Vuelta è sinonimo, tra le altre cose, di salita: ci sono una cronosquadre e una crono individuale, ma non c’è dubbio che la corsa si deciderà in montagna, con dieci arrivi – da percorso ufficiale – in quota, a cominciare da quello di domani a Limone Piemonte, con cime-simbolo come il durissimo Alto de Angliru e la Bola del Mundo. E la salita è da sempre la palestra preferita di Giulio Ciccone, che arriva al via lanciato dai successi di agosto a San Sebastian e nell’ultima tappa della Vuelta a Burgos. "Più che alla classifica generale, punto ai successi di giornata e alla maglia della montagna che ho già vinto a Giro e Tour", ha detto l’abruzzese della Lidl-Trek. E ha le giuste ambizioni pure Giulio Pellizzari, lanciato dal sesto posto al Giro ad appena 21 anni: il capitano della Red Bull sarà Jai Hindley, la maglia rosa del 2022, però il marchigiano ha già fatto sapere che avrà i suoi spazi. "Sarebbe bello ottenere su un palcoscenico del genere il primo successo da professionista", le sue parole. Antonio Tiberi, invece, punta anzitutto su quella regolarità che gli ha permesso di chiudere quinto il Giro 2024, mentre quest’anno è stato condizionato da una caduta: in stagione sono arrivati podi pesanti in corse World Tour di una settimana (3° a marzo alla Tirreno-Adriatico, 2° ad agosto in Polonia), ora il laziale della Bahrain deve avere qui nel mirino almeno la top-5. E salita significa (anche) Lorenzo Fortunato, che al Giro 2025 è stato all’attacco quasi tutti i giorni e si è portato a casa la maglia azzurra della montagna: il bolognese della Xds-Astana è pronto ad interpretare la Vuelta con lo stesso spirito.

AMBIZIONI
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Poi ci sono Filippo Ganna ed Elia Viviani, i due “signori” della nostra pista capaci di esprimersi ad altissimo livello anche su strada. Il piemontese, molto acclamato giovedì alla presentazione a Torino, potrebbe soffrire all’inizio: è reduce dal ritiro al Tour de France dopo pochi chilometri (trauma cranico e problemi al collo), e negli ultimi giorni ha sofferto per la febbre e problemi gastrointestinali. Ma, una volta trovato il ritmo, potrà mettere nel mirino la crono individuale della terza settimana a Valladolid e anche qualche tappa da fughe: è ciò che gli serve per rilanciarsi. Viviani torna in una grande corsa a tappe dopo il Giro d’Italia 2021 e chissà che già oggi a Novara non si riesca a mettere in evidenza in volata, dove i riferimenti principali saranno Mads Pedersen e Jasper Philipsen: Elia, 36 anni e l’entusiasmo di un ragazzino, si è preparato bene e merita sempre fiducia.
RINUNCIA
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Peccato davvero per la rinuncia dell’ultima ora di Damiano Caruso, nel più beffardo dei modi: giovedì è scivolato in hotel sul pavimento bagnato, mettendo male la mano destra. Ieri mattina in bici ha capito che qualcosa non andava: le lastre hanno evidenziato una frattura nella zona del mignolo. Il siciliano, 5° al Giro, a 37 anni stava andando molto forte, vedi il recente successo di tappa a Burgos. Qui sarebbe stato un uomo fondamentale per Tiberi e il ct Marco Villa lo aveva già scelto come pedina importante per la Nazionale in vista del Mondiale in Ruanda (domenica 28 settembre) dove Ciccone è il nostro leader in pectore. Ciccone, Caruso, Tiberi, Pellizzari, Sobrero e Cattaneo in caso di sei atleti: questa era l’ipotesi principale su cui stava lavorando il tecnico, che a maggior ragione ora aspetta segnali importanti dalla corsa spagnola (e non solo). Perché si riveli, e non solo per la geografia, davvero una Vuelta all’italiana.