L'ex bomber presenta la nuova Serie A: "I nerazzurri li vedo davanti al Napoli, sono sempre quelli che hanno eliminato il Barcellona. Pio Esposito come me? Non amo i paragoni, ma è fortissimo"
Tra nuovi e vecchi bomber, santoni e sorprese in panchina, Christian Vieri non vede già l’ora: "Finalmente si gioca. E sarà il campionato più tosto degli ultimi 10–15 anni, duro per tutti".
Chi vede in pole?
"Vado contro la logica: il Napoli ha vinto e in teoria sarebbe la squadra da battere, ma oggi, anche prima di completare il mercato, la rosa più completa e profonda di tutta la A è l’Inter. Sono rimasti tutti quelli che quattro mesi hanno battuto il Barcellona in una notte incredibile: ok, poi c’è stata la finale, ma il 5-0 non cancella il valore del gruppo".
Chivu è l’uomo giusto per superare quelle scorie?
"Basta, è finita: la ferita è stata profonda, ma il tempo rimargina tutto. Ora bisogna pensare a prepararsi e a vincere i trofei che sono sfuggiti, ricordando che fare due finali di Champions in tre anni non è normale. Ammetto che la scelta di Chivu non me l’aspettavo: dopo Simone immaginavo un tecnico più esperto, ma l’Inter ha fatto bene a seguire la sua strada: Cristian è giovane, ha idee precise, leadership, conosce l’ambiente. Ora lo vedremo all’opera e sono curioso".
Convinto del mercato Inter?
"Premettendo che non è finito, dobbiamo partire dal fatto che ha tenuto tutto i big ed è un punto di partenza importantissimo. Poi... Lookman è devastante: avrei provato a prenderlo fino alla fine perché è uno dei più forti d’Europa e avrebbe resto la squadra ancora più forte".
Dicono che Pio assomigli a Vieri: concorda?
"Non amo i paragoni, ma è un talento vero, potenzialmente fortissimo. Al Mondiale ha fatto vedere che numeri abbia, ma ora tocca a lui: con quel fisico deve lavorare il doppio, spingere ogni giorno al massimo per stare in forma, anche perché all’Inter non potrà giocare sempre, visto che ha davanti Lautaro e Thuram, una delle coppie migliori del mondo. Bisogna avere pazienza, il giudizio dipenderà dai minuti e dai gol: sappia che in una squadra così bastano anche 20 minuti per segnare".
Come vede il secondo anno di Conte napoletano, soprattutto senza Lukaku per 4 mesi?
"Il calcio lo ha inventato il diavolo: mandi via Raspadori e Simeone, e poi ti si fa male Lukaku... Conte non è stato fortunato, la perdita è pesantissima e si deve tornare sul mercato per prendere un centravanti nuovo, ma io punto su Lucca: Udine non è uguale a Napoli, serve tempo per abituarsi ai carichi di un allenatore così esigente, ma è giovane e può spaccare. Ha una occasione e, alle spalle, un campione come De Bruyne".
Lui e l’eterno Modric cosa portano al nostro calcio?
"Classe infinita, esperienza e anche richiamo mediatico perché tutti vogliono vederli, segno che la A conta sempre di più. De Bruyne ha lasciato Guardiola per Conte ed è una scelta significativa: con Antonio si lavora il doppio o il triplo, vuol dire rimettersi in gioco a oltre 30 anni. Per Modric ho chiesto direttamente al mio amico Bernardo Corradi, ora collaboratore di Allegri: mi ha detto che i primi palloni in allenamento li ha giocati tutti no-look, di esterno. Da non crederci. Con lui il Milan ha fatto un colpo enorme perché l’età a questo livello non conta".
Quanto conta, invece, il rientro in rossonero di Allegri?
"Il Milan aveva bisogno di rimettersi in ordine e ha preso il miglior allenatore possibile per riuscirci: Allegri dà tranquillità, conosce la pressione, sa come si vince. Vedremo come si adatterà Boniface, ma Max è anche l’uomo giusto per tirare fuori il meglio da Leao. Questo deve essere il suo anno, quello della continuità e non solo dei lampi".
La Juve sembra ancora un’incognita: la vede da scudetto?
"Prima di tutto, dovrebbe prendere Kolo Muani: sarebbe un colpo importantissimo per stare in alto e dimenticare lo scorso campionato orribile. In America li ho visti bene, aggressivi, segno che è stato giusto confermare Tudor: è uno juventino vero e poi non puoi cambiare allenatore ogni anno... La rosa è da migliorare e c’è la grana Vlahovic — non si capisce se va o resta –, ma molto dipenderà dalla resa di David, centravanti top".
Qual è la scommessa più intrigante del campionato?
"Gasperini a Roma, e di conseguenza vedere cosa farà l’Atalanta senza di lui e con Juric. È stato bravo Ranieri a convincerlo, ma Gasp va accontentato sul mercato: lo sappiamo, pretende giustamente giocatori funzionali. A Bergamo, invece, mi aspetto molto da Daniel Maldini: ha fisico e tecnica non comune".
Bologna, Fiorentina, Lazio, Como pieno di risorse: quale si inserirà in vetta?
"Intanto è bello che siano tornati al loro posto sia Sarri che Pioli. La Viola ha Dzeko che porta mentalità e gol, oltre che quella bestia di Kean: mi aspettavo che qualcuno dall’estero comprasse Moise perché è esploso definitivamente. Il Bologna ha Italiano, uno dei migliori in circolazione, e la Lazio è piena di buoni giocatori. Da queste squadre mi aspetto uno scatto Champions. Il Como non è più una sorpresa, ma una realtà: per l’Europa, ma arrivare tra le prime 4 è dura. Anche in fondo alla classifica è una bella bagarre: non sarà facile per nessuno vincere a Pisa, Cremona o Lecce".
Lei, al posto di Leoni, a 18 anni, sarebbe andato al Liverpool col rischio di non giocare?
"Il mondo è cambiato, non c’è più il concetto di 'estero', ma ci si muove tra campionati in Europa senza problemi. Leoni è il futuro e la domanda su di lui è un’altra: perché non lo hanno preso né Juve, né Milan, né Inter e neppure il Napoli? Io mi aspetto che i migliori vadano là, come succedeva un tempo. Ne beneficerebbe la Nazionale".
Chi è il centravanti azzurro?
"Dopo tempo ne abbiamo due che segnano, Kean e Retegui, anche se è andato via. Perché usarne solo uno, se possiamo metterne due, poi adatti il resto. E alle loro spalle arrivano altre forze fresche, Pio e anche Camarda, che può essere una sorpresa a Lecce. L’importante è prendersi questi Mondiali con Gattuso, che dà appartenenza e identità".