Più auto ibride per Stellantis, a giugno nuovo piano per le fabbriche italiane

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Il direttore operativo dell'area europea, Jean-Philippe Imparato, intervenuto all'Automotive dealer day di Verona, ha annunciato modifiche al piano produttivo per gli stabilimenti in Italia che Stellantis aveva varato lo scorso dicembre. Costo del lavoro e dell'energia i principali problemi per l'Europa. Omologare un'utilitaria oggi costa circa tremila euro in più a causa delle normative su crash test e Adas

Emilio Deleidi

14 maggio - 09:42 - MILANO

Il “Piano Italia” presentato il 17 dicembre 2024 da Stellantis sarà aggiornato e ripresentato in giugno, tenendo conto delle nuove condizioni del mercato. Ad anticiparlo è stato Jean-Philippe Imparato, chief operating officer per l’Enlarged Europe Region di Stellantis (cioè direttore operativo dei mercati di Ue, Regno Unito, Svizzera e Norvegia) nel corso del suo intervento all'Automotive Dealer Day, l’evento dedicato alla distribuzione delle auto e ai servizi automotivi in corso in questi giorni a Verona. “Riteniamo che l’Italia meriti di essere supportata da Stellantis”, ha spiegato Imparato, “quindi abbiamo presentato un piano che riguarda tutte le fabbriche italiane del gruppo, da Mirafiori, dove da novembre sarà prodotta la nuova 500 ibrida con un potenziale di 130 mila esemplari, a Pomigliano, dove faremo una compact car media e la nuova Pandina dal 2029, fino a Melfi”. Però, dal dicembre scorso, in Europa sono successe tante cose, grazie anche alle azioni del governo italiano, aumentando la capacità di vendere modelli ibridi in Europa e anche in Italia: “Per questo”, ha proseguito il manager Stellantis, “è necessario aggiornare il Piano, vedendo il governo fra alcuni giorni, per introdurre aggiornamenti a livello di motori, veicoli commerciali e della Maserati, per la quale già in dicembre abbiamo dichiarato di voler fare qualcosa di chiaro e serio, essendo un marchio fantastico”. Il Piano Italia aggiornato sarà presentato in giugno e, parola d’Imparato, “si farà, lo si farà fino alla fine, perché non vogliamo rinunciare: non condivido il concetto secondo il quale la guerra è finita e i cinesi hanno vinto, la nostra intenzione è di fare il nostro mestiere e di farlo con la rete dei concessionari, senza la quale non si può avanzare”. 

costo del lavoro

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Tutto questo non vuol dire che le difficoltà non sussistano per il settore: “Quando si esaminano i costi”, ha spiegato imparato, “ci sono 40 euro al kW di vantaggio per i cinesi sul costo della batteria; produrre in Europa è una sfida, che però si può vincere. I punti chiave sono il costo del lavoro e quello dell’energia: produrre un’auto in Francia costa due volte quello che costa in Spagna, in Italia tre volte, in Germania quattro volte tanto. Al costo dell’energia si aggiunge poi quello delle normative: i Paesi del Sud Europa, come Italia, Spagna, Francia e Portogallo, prediligono i modelli del segmento B. Rispettare le regole europee per sicurezza, crash test e Adas, costa 2-3 mila euro in più oltre il prezzo di produzione: non è più accettabile. Vogliamo produrre qui, ma a costi competitivi, quindi bisogna alleggerire anche i costi delle regole che sono forse più importanti di quello del lavoro”. Sono obiettivi da “portare velocemente a casa, con discussioni che in giugno inizieranno con l’Acea (l’associazione dei costruttori europei, ndr), ma che richiedono una scossa rapida, per consentire la sopravvivenza dell’industria europea del settore”.

vendere più ibride

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L’obiettivo di emissioni fissato per Stellantis prevede nel periodo 2025-’27 il 20% di auto elettriche per evitare le multe dell’UE, ma a livello continentale il mercato Bev è fermo al 17%. “Vogliamo ammazzare 13 milioni di lavoratori europei del settore?”, si è chiesto Imparato; “Spingendo sulla rete”, ha proseguito, “si potrebbe arrivare al 15-20%, uccidendo i margini di tutti, senza raggiungere il livello richiesto e senza risolvere il problema, che è diverso: si lavora su un mercato di 15 milioni di auto nuove, su un parco circolante di 256 milioni, la metà dei quali ha più di dieci anni. La nostra impostazione ufficiale sostiene che bisogna lavorare per rinnovare il parco circolante vendendo il più possibile auto ibride, plug-in, range extended per far scendere le emissioni reali e globali del parco, ottenendo un effetto sulle emissioni di CO2 di gran lunga superiore di quello ottenibile vendendo auto elettriche nuove. Per arrivarci serve una rottamazione europea di tutte le auto con più di dieci anni e dei veicoli commerciali con più di sette; inoltre, è necessaria una semplificazione della normativa, perché omologare un’auto di segmento B e una berlina da 150 mila euro ha lo stesso costo e questo è insostenibile. Il solo costo di produzione di un’auto va da 500 a 2.000 euro, quello di omologazione da 2.000 a 3.000 euro. Infine, bisogna lavorare sull’integrazione europea per superare il gap competitivo nei costi di produzione delle batterie rispetto ai produttori cinesi”.

prezzi accessibili

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Per Imparato, infine, i nuovi modelli non costituiscono invece un problema: “Tra il secondo semestre del 2024 e il primo del 2025 raggiungeremo 14 lanci: la mia sfida è portare a casa il maggior numero di vendite di vetture ibride, perché non tutti vogliono le elettriche e credo che nel 2030 la quota Bev sarà circa del 40%, non certo del 100%. Quindi ci servono auto che le persone possano comprare, a prezzi accessibili”, ha concluso Imparato. 

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