L'ex centravanti nerazzurro: "Perdere tre trofei svuota dentro. Lookman sarebbe stato perfetto. Pio Esposito è il futuro"
La centrifuga estiva dell’Inter travolge anche chi la osserva da fuori: Jürgen Klinsmann ha assistito in Baviera al massacro della finale, poi dopo lo shock Champions era negli Stati Uniti a osservare i primi bagliori di Chivu al Mondiale. Tornato di passaggio in Germania da ambasciatore della Bundesliga per l’inizio della stagione, aspetta solo gli ultimi squilli del calciomercato. "È stato tutto assurdo, perdere così tanti trofei in tre mesi ti svuota dentro, ma adesso è il momento di rialzarsi e riprendersi tutto nella nuova stagione...", racconta il centravantone tedesco, nerazzurro per l’eternità nonostante sia rimasto appena tre stagioni, dal 1989 al 1992.
Ok, Klinsmann, qual è la ricetta per rialzarsi?
"Intanto, tra i dolori dell’Inter negli ultimi mesi, io aggiungo anche la perdita del presidente Pellegrini, un papà per noi, proprio nel giorno della finale. Poi per rialzarsi, innanzitutto, bisogna pensare positivo come il club sta facendo con buone idee sul mercato. Già al Mondiale l’atteggiamento era giusto: l’Inter ha dato tutto, ma erano stanchi, soprattutto di testa. Con quel peso addosso non potevano arrivare in fondo...".
Come valuta la scelta di Chivu in panchina?
"Logica, interessante. Chivu conosce bene la società e l’ambiente ed è intelligente per usare il passato e portarlo nel futuro. L’Inter ha già una filosofia e automatismi che a volte sono stati perfetti: partendo da quelli, il rischio si riduce. Comunque, alla fine, come sempre, tutto dipenderà dalla fame dei giocatori. Bastoni, Barella e gli altri, che qualche anno fa chiamavamo giovani, ora sono nel pieno della maturità: è questo il momento per aggiungere trofei in bacheca".
Adesso si può chiamare giovane Pio Esposito: da vecchia gloria d’attacco nerazzurra che consiglio gli direbbe?
"L’ho osservato con molto interesse, mi pare un ragazzo favoloso, è il futuro dell’Inter e dell’Italia, ma ha davanti attaccanti top come Lautaro e Thuram: penso possa crescere entrando dalla panchina e facendo esperienza. Ma, se non gioca abbastanza, meglio che poi valuti un prestito di un anno altrove magari a gennaio. Il fatto di averlo tenuto è comunque positivo perché ha grande potenziale".

Come ha vissuto le altalene del caso Lookman?
"Mi spiace molto che non sia arrivato, sarebbe stato perfetto perché è un giocatore di livello europeo e mondiale e si sarebbe incastrato in un grande attacco, in cui forse manca un giocatore con caratteristiche così. Al netto di tutto, è una vicenda davvero triste in cui perdono tutti: perde Lookman che aveva la testa a Milano e chissà come farà a pensare adesso a Bergamo; perde l’Atalanta che poteva chiudere a un prezzo ragionevole e adesso si trova con 50 milioni in meno e un giocatore da recuperare; perde l’Inter che avrebbe avuto un’altra punta super".
A proposito di tedeschi e di offerte, l’Inter ha scelto di tenere Bisseck rifiutando oltre 30 milioni della Premier: ha fatto bene?
"Benissimo. Anche Bisseck è il presente e deve essere titolare, non solo all’Inter ma anche nella nazionale tedesca. Ha doti eccezionali: è forte fisicamente, è veloce, ma soprattutto ha la testa sulle spalle che ti aiuta ad andare avanti quando fai un errore. Mi è dispiaciuto che nella finale a Monaco non sia entrato prima: penso dovesse entrare in campo già dopo 25 minuti perché serviva cambiare qualcosa, poi è stato sfortunato e si è subito fatto male. Ma per l’Inter è stato importante confermare tutti i big, a partire da Calha".
E dopo quello che è successo in America e l’ira di Lautaro dopo l’eliminazione...
"A me quelle dichiarazioni di Lautaro non hanno stupito, anzi queste tensioni le vedo in modo positivo. A volte serve una lite nello spogliatoio per accendere una squadra e ripartire. Tra Bayern, Inter e nazionale tedesca, sapete quanti litigi ho fatto con Matthäus in vita mia? Davanti a tutti, a volte arrivava lo zio Bergomi a farci far pace, ma anche così siamo diventati uniti. Ripeto, ciò che è successo all’Inter negli ultimi mesi è stato devastante e lascia scorie: entrambi, probabilmente, avevano i loro motivi. Ma al Mondiale ho visto il vero Lautaro: aveva la solita grinta incredibile, voleva trascinare la squadra ed è normale che poi abbia espresso pubblicamente i suoi pensieri. Servirà anche questa rabbia e l’apporto del capitano per riprovarci: in Champions le rivali sono tante, a partire dal Bayern".
Già, e i bavaresi sono ripartiti in Bundesliga come un treno distruggendo il Lipsia: sono irraggiungibili per la concorrenza?
"Gli arrivi di Tah e Luis Diaz hanno allargato ancora di più la forchetta. Hanno indebolito il loro rivale diretto, il Bayer Leverkusen, che ha perso pure Xhaka e Wirtz, aggiungendo un difensore fortissimo che sarà titolare nella Germania ai prossimi Mondiali. E il colombiano già al Liverpool aveva dimostrato di essere un giocatore fantastico. Per il resto della Bundesliga sarà difficilissimo competere, quasi impossibile".

Quale altra squadra la intriga di più?
"Sarà interessante vedere il Dortmund dell’altro Bellingham, dovranno partire bene, altrimenti il Bayern scappa subito. E poi occhio a Woltemade dello Stoccarda: è un talento enorme, il Bayern aveva offerto 60 milioni per prenderlo e vedremo cosa succederà da qui alla fine del mercato. In Supercoppa non aveva nessuna paura di affrontare anche difensori esperti, anche se certe cifre possono dare sempre un po’ alla testa".
Niente, però, rispetto agli assegni che staccano in Premier...
"Comprano tutti, pagano cifre enormi. Ho seguito la vicenda di Leoni al Liverpool per 35 milioni: è una questione di soldi, ma anche di scelte personali. Se avessi 18 anni, ci penserei bene prima di andare subito in una big di Premier con il rischio di non giocare: così un ragazzo non cresce e, invece, a quell’età c’è sempre bisogno di giocare".
Magari nella sua Inter, che lo voleva, sarebbe diventato titolare.
"Non aveva davanti Van Dijk e Konaté, magari avrebbe avuto tempo per imparare di più. Ma succede anche a giocatori più esperti di finire in panchina in certe grandi squadre: Kim al Bayern rischia di essere chiuso alla lunga da Upamecano e Tah, ed è assurdo che non giochi a un anno dal Mondiale. Io da ct della Corea del Sud ho visto quanto è forte. Ecco, fossi un dirigente dell’Inter, penserei a lui: è perfetto lì nella difesa a tre".