La guerra dei vichinghi contro la Var

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Un modello di calcio basato sui tifosi, lanci di tortine di pesce e pasticcini, una mozione storica e una votazione altrettanto storica: in Svezia non la vogliono e in Norvegia c'è un fortissimo moto popolare per abolirla, ed è diventata una lotta di principio

Giulio Di Feo

7 aprile - 14:05 - MILANO

I vichinghi quando si mettevano una cosa in testa, la facevano. Si misero in testa di uscire dalle loro terre, e fecero navi abbastanza robuste da spingersi fino alla Groenlandia. Si misero in testa di razziare i paesi limitrofi, e nessuno teneva loro testa in combattimento. Si misero in testa di insediarsi in terre lontane, e quando arrivarono fecero sapere alle donne che contrariamente agli uomini locali era loro costume lavarsi una volta a settimana, e la cosa li rendeva ottimi partiti. Nel calcio ogni tanto si mettono in testa di tirare fuori vittorie e campioni, e lo fanno. Adesso si sono messi in testa di combattere l'istituzione simbolo del calcio moderno, la Video Assistant Referee. La questione è diventata virale a gennaio, quando le agenzie battevano la notizia che i principali club del campionato norvegese avevano chiesto al consiglio federale di discutere in assemblea la sospensione della Var. Cato Haug, portavoce delle squadre, motivò: "Indubbiamente è una tecnologia che ha del potenziale, ma la maggior parte dei nostri club e dei nostri tifosi ritiene che non funzioni abbastanza bene". Sintesi che arriva al nocciolo del problema: la Var in Scandinavia non piace alla gente. 

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