I Nuggets, fuori dai playoff, pagano la rotazione più corta tra le 30 squadre Nba. Tre contratti si mangiano l'83% del tetto salariale: il fenomeno serbo merita il contrattone, Porter e Murray no...
Riccardo Pratesi
20 maggio - 13:16 - MILANO
Non poteva che finire così. Denver è stata eliminata al secondo turno dei playoff in Gara 7 più dai suoi limiti strutturali che dagli Oklahoma City Thunder. I Nuggets avevano la rotazione più corta, la panchina più scarsa tra le 30 squadre Nba. Ai playoff, con gli impegni ravvicinati e l’intensità massima, i minutaggi spropositati si pagano a livello di infortuni. Un cane che si morde la coda: la squadra era troppo “contata” per riuscire a chiudere le serie in breve tempo, ma prolungarle - aveva battuto in Gara 7 i Clippers al 1° turno – ha significato peggiorare la situazione, gli acciacchi si sono sommati. Aaron Gordon ha giocato l’ultima partita con uno stiramento al bicipite femorale sinistro, Michael Porter due turni con la spalla sinistro fuori uso, Westbrook con la mano di tiro dolorante, Nikola Jokic con un polso messo male. Denver ha pagato i disastri combinati dall’ex General Manager, Calvin Booth, cacciato a stagione in corso dopo due anni di mosse da Candid Camera. Il problema, per i campioni 2023 e per Jokic, il miglior giocatore del mondo, è che alcuni di quei danni sono permanenti. I Nuggets non avevano soldi per fare mercato nell’estate 2024 e non ne avranno per fare mercato nell’estate 2025. A meno di cambiamenti strutturali di organico, di un mezzo terremoto. Meglio qualche scossa d’assestamento che rischiare il sisma del Joker col broncio. Il serbo ha 30 anni, ancora 3-4 al top, sarebbe un crimine sportivo indebolire ulteriormente la squadra.
SQUATTRINATI
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Jokic, Murray e Porter sono a libro paga per l’82%, in tre, del monte salari complessivo. Il Joker merita ogni centesimo, gli altri due, mai All Star, no. Porter, giustificato dall’infortunio, è impossibile da giudicare con severità per le seratacce di tiro ai playoff 2025. Altri al suo posto non avrebbero neppure giocato. E poi, oltre a piacere alla proprietà, è il cocco dei Kroenke perché è andato a Missouri University, come loro, porta in dote una qualità di cui i Nuggets hanno disperato bisogno: il tiro da 3 punti. Insomma, lui ha senso guardando avanti. Meno Murray, che non difende quasi mai e in attacco dà il meglio a sprazzi, umorale per atteggiamento, intensità e rendimento. Spesso indisponibile, oltretutto. I Nuggets sono già sopra (di 4.7 milioni) il primo cancello che limita le mosse di mercato e con questa conformazione di organico pagherebbero 36 milioni di tasse di lusso punitive. Sforando il tetto salariale per il quarto anno di fila. Perché da giugno scatterà il rinnovo quadriennale di Murray: quasi 208 milioni di dollari. Uno sproposito per una guardia poco atletica, poco facilitatrice, per un realizzatore puro. Certo senza paura sotto pressione, ma è pochino. I Nuggets dovrebbero scambiarlo, ma lo faranno?
IN SCADENZA
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Russell Westbrook è stato una piacevole sorpresa. Firmato al minimo salariale, un affarone. Attaccante con letture di gioco atroci, però alza il ritmo, è contagioso per intensità ed è esempio di professionalità per come e quanto lavora, come dimostra il fisico da Bronzo di Riace, a 36 anni. Ha un’opzione di rinnovo per la prossima stagione da 3.4 milioni. Che la eserciti sarebbe nell’interesse di entrambe le parti: lui ha trovato un ambiente in cui viene accettato coi suoi pregi e difetti, i Nuggets dove lo trovano uno di quel valore a quelle cifre? Pure Dario Saric, il lungo croato, ha l’opzione di rinnovo per la prossima stagione. Che per lui può aver senso esercitare, se non vuole tornare in Europa, ma per Denver…Per il livello atletico Nba post infortuni pare un ex giocatore. Quei 5.4 milioni Denver li risparmierebbe volentieri: oltre alle affinità elettive balcaniche con Jokic ha portato poco alla causa.
ALLENATORE E GM
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Per tracciare la rotta di mercato servirà, alla svelta, un nuovo General Manager. La buona notizia è che nessuno potrà far peggio di Booth, quella cattiva è che il campo minato lasciato in eredità farebbe paura a chiunque. Anzitutto va scelto l’allenatore. La proprietà sinora ha avuto poche idee e tutte confuse. Ha cacciato a un passo dai playoff Mike Malone, l’allenatore più vincente di franchigia. Esonero dovuto, il colmo, proprio a dissapori con Booth. La proprietà nella sostanza cacciando il dirigente gli ha dato ragione, ma ha mandato via l’allenatore per forma. Il muro contro muro era troppo malcelato. Ha promosso il braccio destro, David Adelman, che ha confermato le rotazioni. Non ha fatto male. Dovrebbe essersi guadagnato la conferma, ma visti in precedenti non c’è da dare nulla per scontato
I CAVALLI DI JOKIC
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Non parliamo di quelli da trotto di Sombor, ma di quelli Nba di Denver. Pochi, ma buoni. La coesione in spogliatoio non è venuta meno nonostante il caos tra scrivania e panchina. Gordon, Porter e Westbrook hanno dimostrato attaccamento alla maglia, rarità in una Nba in cui le stelle guardano più al proprio brand che ai risultati del collettivo. Il gruppo squadra non ha mollato sino a Gara 7 coi Thunder. Poi s’è arreso all’evidenza: gli altri, sani, erano troppi. Payton Watson e Julian Strawther, sesto e settimo uomo dei Nuggets, sono da G-League. Jokic non ha fatto scenate. Ha mantenuto un basso profilo da soldato. Ha detto “obbedisco” pure quando i Kroenke gli hanno comunicato che Malone, cui era legato, veniva mandato via. Jokic non è LeBron, non mette becco se non gli viene chiesta un’opinione. Rispettoso dei ruoli. Forse troppo...Non è tipo da grande mercato, da bizze per maggiore visibilità, più sponsor, più spinte dei media. Non pretende la luna come rinforzi, ma qualcosina se l’aspetta. Non vi fate ingannare dall’apparenza: fuori dal campo pigro e pacioccone, ma è agonista feroce. Vuole vincere. Meglio che la proprietà lo ascolti e coinvolga. Denver non ha chiamate al Draft 2025, ma rientrerà post infortunio il lungo scelta del ’24, DaRon Holmes, che sostituirà DeAndre Jordan da vice Jokic. Ma il Joker ha bisogno di aiuto vicino più che di rimpiazzi.