"Il Leoncavallo era una realtà
affermata, nel tempo e nello spazio. Pur se punto di riferimento
opposto alla mia parte politica, andava valutato nella sua
innegabile consistenza. Aspetti per i quali, a maggior ragione,
non era ammissibile una permanenza nell'illegalità". Lo ha detto
l'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, intervistato dal
Corriere della Sera, ricordando quando lavorò affinché il centro
sociale milanese diventasse un soggetto giuridico: "Arrivammo
davvero a un passo, ero contentissimo, anche se il Leoncavallo
era quanto di più distante potesse esserci da me, dal punto di
vista politico e culturale. Eravamo veramente vicini, ma alla
fine la cosa saltò, non ricordo se per qualche veto politico o
qualche perplessità nel gruppo dirigente del centro sociale".
Albertini valuta lo sgombero di due giorni fa "in maniera
assolutamente positiva. L'occupazione era abusiva. I proprietari
reclamavano l'area. Il ministero è stato condannato a risarcire
una cifra consistente. Non poteva che avvenire ciò che è
avvenuto. Anzi, siccome la violazione di legge è stata sempre in
atto, da anni, viene da chiedersi perché la soluzione non sia
arrivata prima e sia passato così tanto tempo".
Tuttavia per l'ex sindaco ora andrebbe trovata una nuova
sede: "In coerenza con le valutazioni che facevo da sindaco,
direi di sì, in un percorso legale. Di certo non sono per la
cancellazione del Leoncavallo dalla faccia della città". Sul
fatto che il sindaco Giuseppe Sala si sia lamentato di non
essere stato avvertito dello sgombero, Albertini commenta:
"Conoscendo la lealtà e correttezza istituzionale sua e del
prefetto, la cosa mi lascia perplesso".
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