Un tunnel lungo 120 metri che corre accanto ad una faglia, per studiare da molto vicino i terremoti e rispondere così a due delle domande più importanti e ancora irrisolte della sismologia: cosa accade poco prima dell’inizio di un terremoto e cosa ne provoca l'arresto. È stato ora costruito sulle Alpi svizzere del Ticino, presso il BedrettoLab del Politecnico Federale di Zurigo, per condurre gli esperimenti previsti dal progetto Fear, al quale partecipa anche l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma. Il progetto è stato finanziato dal Consiglio Europeo della Ricerca con 14 milioni di euro.
"L’osservatorio sulla faglia è il tassello mancante del puzzle dello studio dei terremoti", commenta Domenico Giardini dell'Eth ed ex-presidente dell'Ingv, tra i coordinatori del progetto. "Disponiamo di eccellenti reti di monitoraggio in tutto il mondo, tuttavia gran parte di loro è collocata sulla superficie, e quindi a molti chilometri di distanza dal punto di origine dei terremoti. Inoltre - continua Giardini - anche i pochi sensori nei pozzi si trovano normalmente solo in prossimità delle zone di faglia, non al loro interno".
Grazie alla vicinanza del tunnel alla faglia selezionata, i ricercatori potranno studiare in dettaglio come un terremoto si forma e si propaga fino a esaurire la propria energia, ma non solo: cercheranno anche dei segnali precursori che, un domani, potrebbero aiutare a prevedere i terremoti più forti. I pozzi scavati per raggiungere la faglia, infatti, sono dotati di una vasta gamma di sensori, formando una rete di monitoraggio unica al mondo. Alcuni dei pozzi consentiranno anche di iniettare acqua per innescare piccoli terremoti di magnitudo 1, un valore ben inferiore alla soglia di percezione umana ma comunque in grado di produrre forti movimenti del suolo.
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