Un presidente ai margini, due ds, zero punti, Donati già a rischio: i perché del disastro Samp

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Tre sconfitte nelle prime tre giornate di Serie B e ultimo posto in solitaria: la retrocessione in C dello scorso anno poi cancellata non è servita da lezione

Filippo Grimaldi

Giornalista

17 settembre - 10:05 - GENOVA

A fondo. Oltre ogni ragionevole motivazione, c’è questa Sampdoria recidiva nei suoi errori e nelle sue mancanze, dentro e fuori dal campo, evidentemente non abbastanza maturata dopo la dura lezione e lo spavento (a dir poco) patito nella passata stagione. Qui non è una questione di numeri, anche se tre ko di fila all’inizio di un campionato di Serie B la Samp mai li aveva subìti nella sua storia. L’anno scorso, senza andare troppo lontano, l’inizio flop di Pirlo aveva fruttato solo un punto nei primi tre impegni del campionato passato. Sempre di flop si era trattato, comunque, ma qui il problema è diverso e più ampio. Si può anche sorvolare sul triste ultimo posto in solitudine, però l’allarme è già scattato.

squilibrio

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Il gruppo, innanzitutto: una difesa con gli uomini contati (ancor più adesso, dopo l’infortunio di Ferrari, che salterà anche Monza), un attacco che pare ancora lontano dall’avere trovato una sua dimensione e un centrocampo dove c’è invece a dir poco abbondanza. Questi sono i risultati: il club, nella persona del suo Ceo sport, il danese Fredberg, ha parlato di giocatori "affamati", riferendosi alle scelte fatte per gli undici nuovi elementi arrivati in estate. Ma la fame non sempre fa rima con buona condizione abbinata a piedi buoni: l’uno e l’altro devono camminare a braccetto, altrimenti tutto diventa più difficile. Ed è il caso della rosa blucerchiata di oggi. Hadzikadunic deve crescere prima di guadagnarsi la titolarità in squadra, anche Ferri in mezzo ha esperienza da vendere, ma il suo motore ancora non va a pieni giri. Barak, poi, ha motivazioni e carisma da vendere, ma la Samp lo aspetta nella sua versione migliore. Anche per supportare il re dei bomber della B, Coda, sin qui andato un po’ a singhiozzo.

al volante

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Altro aspetto: chi è il primus inter pares in società? E qui non c’entra il discorso di una rosa allestita con gli algoritmi: va cancellato questo stigma, visto che un po’ ovunque nel calcio si usano i big data. Il problema è che semmai non è usuale avere due uomini che guidano l’area del mercato e parlano due lingue diverse, anche a livello di approccio alle scelte, con uno dei due (Fredberg) comunque al di sopra del secondo (Mancini). Per non parlare del vertice della piramide: il presidente Manfredi, che miete successi in serie sul piano finanziario, è ora di fatto ai margini della gestione calcistica del club, dove l’azionista di riferimento, l’asiatico Tey, ha messo un suo uomo a dirigere il traffico in società, dopo avere messo un po’ d’ordine in sede. Però la decisione dello stesso Tey, di tenere a galla la Samp sborsando altri quattrini, ma con giudizio (prima regola: ridurre il monte ingaggi), ha avuto la sua importanza nel creare questa situazione. Rinforzarsi, ma con giudizio, nel nome di un rigido salary cap.

si cambia?

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La squadra di Massimo Donati aveva illuso dopo la buona prova del Picco contro lo Spezia in coppa Italia: Sampdoria eliminata, ma solo ai rigori e uscita dal campo fra gli applausi. Poi è venuto il trittico terribile in campionato: tre moduli diversi, ripetute amnesie difensive (sette reti subìte), attacco sterile (solo due gol fatti), confusione e i primi accenni di contestazione sugli spalti. Il tecnico è rimasto in sella, almeno sino a Monza: è vero che tutte le responsabilità non sono sue, però lui non ha ancora trovato un modulo congeniale, ha ruotato molti uomini e a Monza dovrebbe passare al 3-5-2 riportando fra l’altro Ghidotti fra i pali. A proposito: che errore promuovere Coucke, già in difficoltà dopo il suo debutto con il Cesena, riaprendo così il caso portieri. Nessuno titolare, tutti titolari: un anno fa non ha pagato. Se si aggiunge anche la malasorte... Pedrola dovrà fare i conti con l’ennesimo, lungo stop. Restano gli oltre ventimila abbonati (un numero enorme, dopo quello che è successo nel campionato scorso), che hanno solo una richiesta da fare a chi va in campo e a coloro che siedono nella stanza dei bottoni: dignità.

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