Un giovane su 4 usa l'IA per parlare dei suoi problemi

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Un giovane under 35 su quattro usa l'IA per parlare di problemi personali. Considerando tutte le classi d'età, lo fanno soprattutto le donne (24%) e molto meno gli uomini (8%). Sono alcuni dei dati che emergono da un'indagine dell'Istituto Piepoli per conto dell'Unione per la Difesa dei Consumatori (Udicon).
    Più in generale, il rapporto rivela che metà degli italiani (il 49%) ha provato almeno una volta uno strumento di intelligenza artificiale. In particolare, otto giovani (fascia 18-34) su dieci si sono interfacciati con questa tecnologia, numero che scende al 57% per gli adulti tra 35 e 54 anni e al 26% per gli over 54. Buona parte delle persone impiega l'IA più volte a settimana (il 43%) e si cercano soprattutto informazioni: lo fa il 62% dei rispondenti totali, ed è uno degli utilizzi principali di chi ha più di 54 anni (79%).
    Gli italiani si fidano abbastanza delle risposte di strumenti come ChatGpt: l'11% sostiene di farlo sempre, il 43% spesso, un altro 43% solo per alcune cose e il 3% mai. La maggioranza la ritiene utile (22%) o abbastanza utile (57%). Solo il 14% del campione sostiene di aver riscontrato un problema (come un errore o un contenuto falso), e in particolare solo il 7% degli over 54, contro il 35% degli under 35.
    Tra i timori legati all'IA, il 37% dei ragazzi teme la dipendenza psicologica (la percentuale scende al 27% perla media generale). Le persone sono preoccupate anche per la sostituzione del lavoro umano (44%), gli errori o le informazioni sbagliate (38%), la manipolazione o la propaganda (38%), la violazione della privacy (35%).
    Inoltre, l'8% dei rispondenti dice di usare l'IA per diagnosticarsi patologie "sempre", il 19% "spesso", mentre il 73% risponde "mai". Resta comunque il fatto che per il 35% delle persone, l'uso dell'IA dovrebbe essere vietato o quantomeno limitato nella sanità. "Non stiamo parlando di innovazione, ma di una fragilità del sistema", commenta su questo punto Martina Donini, presidente nazionale Udicon, per cui si tratta di un comportamento legato alla "fatica ad accedere tempestivamente ai servizi sanitari".
    Inoltre, "il 61% degli italiani non si sente tranquillo all'idea di affidare all'IA operazioni delicate come gestire dati bancari o fare acquisti online - dice ancora Donini -. I cittadini conoscono l'IA, ma la percepiscono ancora come qualcosa che sfugge al controllo. Non basta che uno strumento sia efficiente, serve fiducia, e la fiducia nasce da trasparenza, regole certe, controlli seri e responsabilità".
    Lo studio è stato realizzato dal 26 al 28 maggio 2025 attraverso 501 interviste con metodologia Cati/Cawi, ad un campione rappresentativo della popolazione italiana.
   

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