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Bullizzata da ragazzina, definita troppo grassa e frenata dalla maternità, l'americana non si è mai scoraggiata. E ora sta facendo di Flushing Meadows il teatro del suo show
Lorenzo Topello
31 agosto - 12:13 - MILANO
“Welcome to the show” mormora sorniona Taylor Townsend. A chi dedicare il miglior risultato Slam raggiunto in carriera? Facile come uno smash a campo aperto: “Al mio coach. E soprattutto al mio bambino. Domani sarà qua, alle maestre ha detto solo: ‘Andrò a New York a veder giocare la mamma”. E applaudirà come ha fatto il pubblico dell’Arthur Ashe durante il match del terzo turno. Dall’altra parte della rete c’era l’elettricità di Mirra Andreeva, ma Townsend le ha spento l’interruttore: 7-5 6-2 e conseguente standing ovation da parte dello stadio tennistico più grande del mondo. La beniamina di casa se l’è goduta tutta: “Sento tutto il lavoro che ci ho messo in questi anni, sto emergendo come una nuova persona”. E dire che pure la vecchia versione di Taylor ne ha avute, di battaglie da combattere.