Tiziano Demuro, con le mie foto sensoriali racconto gli odori

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Quando parli con Tiziano Demuro i discorsi si intrecciano, ma seguono sempre, di qualunque cosa si stiamo discorrendo, il fil rouge dettato dall'arte e dal bello.
    È un fiume in piena quando la racconta, ma soprattutto quando l'arte la fa. Classe 1993, originario di Oschiri, piccolo comune al confine tra la Gallura e il Logudoro, affacciato sulle rive del lago Coghinas, Demuro è un artista visivo, fotografo e grafico, che la sua Sardegna la guarda adesso da lontano, ma a cui conta di riapprodare con un bagaglio carico di esperienze.
    Con una laurea magistrale in Fotografia all'Aba Brera di Milano, una parentesi lavorativa in Lituania al Kaunas Photo Festival, oggi vive e lavora nel capoluogo lombardo come docente di fotografia e comunicazione visiva per enti di formazione come l'Accademia del lusso e Acof Moda. Nel suo curriculum tante collaborazioni con marchi, riviste e istituzioni culturali, da Artribune a AD Architectural Digest Italia, da Leica Camera Italia al gruppo Mondadori. La sua ricerca è stata esposta in Italia e all'estero in gallerie, musei e istituzioni culturali: spiccano il Preus Museum in Norvegia, l'Institute of Italian Culture di Londra, il Nida Photography days in Lituania, Base Milano, Must Museum di Vimercate, e partner come Motorola Italia, Lenovo e Lomography.
    Ora il suo progetto di ricerca architettonica e visiva Homo Additus Naturae, curato insieme a Giuseppe Galbiati, è approdato alla Biennale di Venezia, all'interno del Padiglione Italia.
    Così fino al 23 novembre prossimo, alle Tese delle Vergini dell'Arsenale, anche la Sardegna, grazie a Demuro e Galbiati, ingegnere e architetto con origini sarde, sarà protagonista di Terrae Aquae. Al centro del lavoro, una rilettura delle case galluresi dell'architetto Alberto Ponis.
    "Arrivo all'architettura di Ponis da curioso - racconta all'ANSA Demuro -. Avevo scoperto le prime case a Costa Paradiso casualmente, mi aveva affasciato il modo con il quale si inserivano nell'ambiente autoctono e così mi ero avvicinato all'autore. Poi ho incontrato Giuseppe Galbiati, che stava facendo una ricerca dal lato architettonico. Ci siamo uniti: il mio è un piano di lavoro più visivo, sempre più legato a tutti i piani sensoriali collegati ad un'immagine fotografica". Quella macchina fotografica che ha sempre appesa al collo, sguardo attendo e curioso, ma anche sornione di chi il mondo circostante lo vede da una prospettiva differente, in cui non è un semplice guardare ma è un 'gustare' le cose.
    "In questo periodo sono concentrato sul mio naso, sto infatti per concludere la formazione come valutatore di fragranze - svela il fotografo -, tassello importante dell'evoluzione del mio percorso in cui sto curando l'aspetto sensoriale, che in questi anni si è codificato trovando linguaggi mirati, che richiamano la fotografia e l'immagine. È sempre un modo di percepire le cose che non riesce a distaccarsi dalla vista, ma che richiama altri sensi".
    Quando gli si chiede come si fa a raccontare un odore attraverso la fotografia, Demuro risponde sicuro: "È li che sta la magia. Io non potrei mai riuscire a fotografare al meglio il mare della mia Isola senza aver mai avuto percezione di esso, della salsedine sulla pelle, del caldo e del freddo dell'acqua, senza aver mai sentito l'odore della Sardegna". Quella di Tiziano è una dichiarazione d'amore a distanza per la sua terra, un amore che lui da anni porta in giro per il mondo.
   

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