Le scene del danese a Stoccolma sono solo l'ultima puntata di una lunga serie di infortuni che affliggono sempre più i migliori. E le carriere rischiano di accorciarsi secondo i giocatori stessi: solo in questa stagione un totale di 14 mesi saltati
Martina Sessa
24 ottobre - 07:44 - MILANO
Tra tennis e Hunger Games, la linea di confine sembra sempre più sottile. I tornei si trasformano in arene dove non sempre vince il più forte, ma chi riesce a sopravvivere. Per conquistare titoli, punti e premi, non basta più superare gli avversari: bisogna affrontare ostacoli ancora più insidiosi. Caldo, umidità, calendario fitto, superfici dei campi e palline mettono i tennisti di fronte al nemico più temuto di questo sport: gli infortuni. Urla, lacrime e momenti di frustrazione, come quelli seguiti alla rottura del tendine d’Achille di Holger Rune al torneo di Stoccolma, sono quasi una costante per chi segue un match, e nemmeno i top player ne sono immuni. Nel 2025, infatti, i venti migliori tennisti al mondo hanno accumulato 496 giorni di assenza dal circuito Atp. In totale oltre un anno e 3 mesi.


