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La storia sulla pelle
Negli ultimi vent’anni il calciatore - ma di recente anche l’allenatore - è diventato una expo di tatuaggi spalmata su braccia, colli, caviglie, schiene, toraci, cosce, dita poiché fin che c’è pelle c’è speranza e spazio per un tattoo. Si tratta di una vetrina da rivendicare, perché è storia scritta sulla propria pelle. E da esibire con orgoglio, quasi sempre. Quasi. Esistono infatti tatuaggi che a un certo punto, per il giro di vento delle carriere e dei destini, diventano - precisiamo: spesso senza che i tenutari ne abbiano colpa - scomodi e inopportuni, quindi contestati, infine oggetto di dibattito.
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