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TITOLO: Il ritorno del ‘vero’ nove SOMMARIO: I centravanti sono tornati a segnare tanto un po’ in tutta Europa: merito loro, o colpa dei difensori che, regolamento alla mano, sono sempre più esposti al pericolo di essere sanzionati a ogni intervento? TESTO:
Marco Malvaldi
1 novembre - 01:10 - MILANO
Cinquantasei, sessantasei, settantasette. Perché sono numeri eccezionali? Sicuramente lo avrete già capito: sono eccezionali perché sono minori di novanta. Il primo numero (56) sono i minuti che passano in media tra un gol e l’altro per Erling Haaland, dieci in più ce ne mette ‘Hurricane’ Harry Kane per timbrare il cartellino. Un po’ più in ritardo, Kylian Mbappè segna un gol ogni 77 minuti. Sono disumani, ma non sono soli; da un po’ di tempo, in tutti i campionati europei stanno aumentando i gol segnati dai centravanti, dai numeri 9: anche in Italia (con Hojlund e Simeone e, in Nazionale, con Retegui). Comincia a essere ben più di una curiosità statistica, per cui molti iniziano a chiedersi se ci sia un motivo. In realtà, come spesso capita, cercando un motivo se ne trovano una decina. Alcuni dicono, o meglio sostengono, che il ruolo stesso del difensore a essere cambiato; a un difensore, oggi, non è più richiesto solo di spazzare via palloni dall’area e di randellare adeguatamente l’attaccante avversario. Un difensore deve saper costruire dal basso, deve introdursi tra tiratore e portiere senza intervenire attivamente, come se fosse un paletto, deve marcare l’avversario senza fare uso delle braccia, anzi dovrebbe se possibile imparare a saltare senza muovere del tutto le braccia - altrimenti il rigore è dietro l’angolo - e non parliamo della possibilità di fare falli non dico da dietro, ma nemmeno di fianco. Un difensore che giocasse secondo i canoni di dieci anni fa verrebbe espulso nel giro di quattro-cinque minuti.

