Identificate tre nuove specie di coronavirus. Rischio di contagio per gli allevamenti e l’uomo
Giacomo Martiradonna
21 ottobre - 16:33 - MILANO
Da tempo i pipistrelli sono oggetto di studio come potenziali serbatoi naturali di coronavirus, alcuni dei quali capaci di trasmettersi ai suini e alle persone. Considerata la loro ampia diffusione e la capacità di ospitare virus in modo asintomatico, costituiscono un osservatorio privilegiato per comprendere i meccanismi di trasmissione interspecifica, in gergo "spillover". Un gruppo di ricercatori ha analizzato il fenomeno in un'area specifica del Nord Italia, dove gli allevamenti di suini rappresentano un potenziale punto di contatto tra fauna selvatica e animali domestici. E i risultati sono stati significativi.
Coronavirus tra suini e pipistrelli, lo studio
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Lo studio, pubblicato sulla rivista Plos One, è stato condotto dal Laboratorio di zoonosi virali emergenti dell'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie (Izsve), con la collaborazione delle università La Sapienza di Roma, Padova, Bari, Sussex (Regno Unito) e della cooperativa Sterna di Forlì. Gli autori hanno sottolineato come la linea di demarcazione tra animali selvatici, domestici e uomo costituisca un confine molto fragile; un terreno intermedio in cui possono trovare origine malattie infettive a potenziale epidemico. Non a caso, gli allevamenti di suini sono considerati possibili "hotspot" di ricombinazione genetica tra virus di diversa origine. Contesti in cui, prima o poi, rischiano di emergere nuove varianti. Individuarle prima che abbiano l'opportunità di diffondersi è essenziale per valutare la loro capacità di adattamento e i fattori che favoriscono il passaggio tra specie.
Lo studio si è basato su un approccio multidisciplinare ispirato a One Health, un paradigma che integra ecologia, modellistica ambientale e virologia molecolare. Nella prima fase, i ricercatori hanno effettuato un monitoraggio bioacustico in 14 allevamenti suinicoli del Triveneto, che ha portato all'identificazione di otto specie di pipistrelli. L'analisi dei dati ha poi evidenziato come gli allevamenti con strutture capaci di attrarre insetti presentino una maggiore presenza di pipistrelli; di contro, l'habitat circostante sembra incidere in misura minore.
tre nuovi Coronavirus
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Grazie alle indagini virologiche, sono emerse tre specie di coronavirus finora non descritte, di cui è stato ricostruito l'intero genoma. È stata osservata una circolazione attiva di coronavirus per tutta la stagione di attività dei pipistrelli, con picchi a maggio e ad agosto. In alcuni casi, i virus sembrano essere condivisi tra specie diverse, il che aumenta il rischio di ricombinazione genetica. Le analisi filogenetiche hanno inoltre mostrato che i suini potrebbero essere esposti ad almeno otto specie distinte di coronavirus, ciascuna associata a uno specifico ospite.
bombe biologiche
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In contesti agricoli intensivi, la presenza dei pipistrelli contribuisce al controllo naturale degli insetti e alla riduzione dei pesticidi, ma comporta anche un rischio sanitario che è importante monitorare. La ricerca ha evidenziato la frequente assenza di barriere fisiche che impediscano il contatto diretto tra pipistrelli e suini, oltreché un'applicazione non uniforme delle misure di biosicurezza. Solo il rafforzamento di queste pratiche, concludono gli esperti, può ridurre la probabilità di spillover e permettere una convivenza più sicura tra uomo, animali domestici e fauna selvatica.


