Il c.t. azzurro in vista delle tre sfide di novembre: "Avversari più rodati, noi poco tempo insieme, ma non cerchiamo alibi: se metteremo in campo quello che prepariamo, sarò soddisfatto. Il Cile? Un onore condividere il loro percorso di crescita"
Roberto Parretta
24 ottobre - 12:43 - MILANO
Mostrarsi competitivi con Australia e Sudafrica. E poi, se ci sarà l’occasione, provarci. È con questa ambizione che l’Italia del c.t. Gonzalo Quesada si avvicina ai tre test di novembre con Wallabies (l’8 a Udine alle 18.40), gli Springboks bicampioni del mondo in carica (il 15 a Torino alle 13.40) e Cile (il 22 a Genova alle 21.10). “Se sapremo riportare in campo il lavoro che inizieremo a fare da lunedì, se lo sapremo mostrare per tutte e tre le partite, sarò soddisfatto”, ha detto Quesada nel corso della conferenza stampa di presentazione delle serie autunnali. “Sappiamo che sarà difficile battere due grandissime squadre come Wallabies e Springboks: nei pochi allenamenti che abbiamo a disposizione, condividiamo le decisioni e prepariamo la strategia che i leader dovranno portare in campo e più saremo in grado di farlo, più potremo competere e se riesci a farlo, hai anche la possibilità di fare risultato. Solo così anche per loro sarà molto difficile batterci”.
tempo
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Il poco tempo che la squadra passerà insieme prima di iniziare la serie, per Quesada è il primo ostacolo: “Non c’è niente di più bello ed entusiasmante che giocare in casa contro due tra le più forti del mondo con l’obiettivo di competere, sarà una grande opportunità. Sappiamo che Sudafrica e Australia stanno lavorando insieme da 4-5 mesi, arriveranno molto rodate, noi invece avremo poco tempo, ma non cerchiamo alibi”. E il rugby, fa poi notare Quesada, non ha bisogno solo di risultati: “Serve ispirazione per vare venire i bambini a giocare. Come nel caso della pallavolo o del tennis con Jannick Sinner, in tanti vanno a giocare quegli sport perché ispirati dai successi. Noi scendiamo in campo per il risultato, ma abbiamo una visione più grande, ispirare con la nostra identità, con i nostri valori che ci hanno portato a uno standard di comportamenti. Ecco, queste tre partite saranno l’occasione per mostrarlo in campo, far vedere quanto cuore e passione mettiamo per difendere questa maglia. Provando con il pallone a giocare il nostro rugby anche contro avversari fortissimi”. Per la prima partita di Udine, poi, ci sarà una motivazione extra, dopo la brutta prova di un anno fa, quando gli azzurri, condizionati da una intossicazione alimentare, vennero dominati dall’Argentina: “Un anno fa il pubblico subì una delusione, ora avremo l’opportunità di fare vedere un’altra immagine della nostra squadra, sono certo che a Udine vedranno un’altra Italia”.
giovani
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La lista dei convocati per il raduno che scatterà lunedì a Verona, tiene in considerazione diversi aspetti, che il c.t. azzurro riassume così: “Ci sono i giocatori che riteniamo al momento più in forma, con priorità sulle franchigie, su chi gioca all’estero e poi a scendere su Elite e giovani. Però ci sarà da fare i conti successivamente con le condizioni in cui arriveranno nei prossimi raduni i giocatori impegnati nei campionati esteri, potrebbero non essere pronti subito. La nostra intenzione è quella di schierare in ogni partita la migliore, perché l’obiettivo numero uno sarà la performance, non mi piacciono gli esperimenti, chi mostrerà di valere di più in allenamento giocherà. Dopo la prima partita con l’Australia, faremo una nuova convocazione per il Sudafrica”. Nel gruppo dei convocati ci sono appunto i due esordienti Enoch Opoku, seconda linea del Bath, ed Edoardo Todaro, trequarti dei Northampton Saints, ma Quesada non vuole caricarli di troppe responsabilità: “Hanno fatto bene al Mondiale Under 20, rappresentano quei nostri giovani che hanno talento, carattere, voglia e personalità, quindi meritavano di stare nel gruppo. Ma non sono ancora pronti per questo livello, se ne accorgeranno, la convocazione però è un modo per dirgli che sono sulla buona strada”.
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Per la partita di Genova con il Cile, Quesada rivendica una posizione della Fir in contrasto con quella delle altre grandi nazioni: “Sento tante, tante parole da parte di tutti, a cominciare da World Rugby, sui programmi di sviluppo delle nazioni di seconda fascia. Invece l’Italia parla con i fatti, perché, come accaduto con le partite a Samoa e Tonga, dove una nazione di tier-1 non andava a giocare da 20 anni, che ci sono costate tantissima fatica in termini di logistica e spostamenti, oggi noi diciamo che il Cile si è meritato di giocare nella finestra internazionale di novembre e che per noi sarà un onore condividere questa partita. Io spesso mi lamento guardando chi ci sta davanti, ma bisogna anche guardare indietro e il Cile si batte per cerscere con le sue armi, che sono poche”. Dopo due anni di lavoro in Italia, Quesada, un po’ a fatica, ammette di ritenersi abbastanza soddisfatto: “Contento sarebbe infatti una parola troppo grande. Noi allenatori esigiamo tantissimo dal nostro lavoro e pensiamo che si possa fare sempre meglio, ma per quello che abbiamo fatto in questo periodo, tenendo conto del percorso che dobbiamo seguire verso l’obietto più grande dei Mondiali del 2027, per quello che abbiamo creato con lo staff, ritengo che siamo sulla buona strada. Lavoriamo per ottimizzare le nostre risorse e migliorare poco a poco le condizioni di preparazione. Resto sempre convintissimo della mia decisione, avere assunto la responsabilità di guidare l’Italia è un impegno verso tutto il movimento”.


