Posizione delle spalle e lancio della pallina: così Sinner calcola (e neutralizza) il servizio dei rivali

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Il segreto lo ha raccontato lui stesso in una intervista a Espn: uno sguardo e... via. Tanto gli basta per capire dove atterrerà la battuta dell'avversario. E farsi trovare in posizione di attacco alla risposta

Luigi Ansaloni

5 settembre - 15:53 - MILANO

Aleksandr Bublik forse non scherzava, quando alla fine della partita persa agli Us Open contro Jannik Sinner diceva che il numero uno del mondo è un tennista creato dall’intelligenza artificiale. Un giocatore che non mostra difetti e che in tempo reale, durante il match, riesce a capire e ad anticipare le mosse dell’avversario. Una capacità di calcolo e di esecuzione spaventosa, quasi non umana, che lo stesso Sinner sembra avere confermato durante un’intervista alla Espn, quando ha parlato di come riesca a codificare il servizio dell’avversario.

previsione

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Jannik ha spiegato che gli basta vedere la posizione delle spalle e il lancio della pallina di chi è dall’altra parte della rete, durante il “caricamento” della battuta, per riuscire a calcolare in tempo reale dove atterrerà il servizio, facendosi così trovare pronto e già in posizione di attacco alla risposta. Segnale di sovrumana capacità di pensiero e di azione del numero uno del mondo, vista anche la tempistica in gioco. Tra il lancio della palla e il colpo, passano davvero pochi instanti, e pensare che in quel frangente di tempo l’altoatesino, già concentrato per la palla in arrivo, riesca anche a vedere la posizione delle spalle, della pallina, elaborare il tutto e in contemporanea prepararsi alla risposta, è sbalorditivo. Non è la prima volta che si sente di un giocatore che capisce il servizio avversario dal lancio o dal movimento di spalle, ma rarissimo vederlo al livello che offre l'altoatesino. Sembra essere sempre più chiaro a tutti che l’unicità di Sinner non sta tanto nel gioco, nei colpi, nonostante la loro straordinarietà, ma in altri particolari che denotano vari tipi di intelligenza che sembrano essere particolarmente sviluppati nel numero uno del mondo.

la teoria di gardner

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E qui ci viene in aiuto Howard Gardner, psicologo e studioso statunitense conosciuto appunto per la sua teoria delle intelligenze multiple. Per Gardner infatti ne esistono almeno nove, che racchiudono la capacità umana di processare informazioni e richiamarle per produrre artefatti di valore all'interno di una determinata cultura o a un determinato bisogno. Queste capacità, per Gardner, sono associate a una determinata area cerebrale e a un circuito neurale ad hoc e specializzato. L'insieme di queste capacità forma l'intelligenza umana, che dunque si può suddividere in più parti. Sinner sembra avere, ad esempio, un’intelligenza cinestetica sorprendente, visto non solo la sua abilità nell’ uso del suo corpo, la coordinazione e la simmetria, ma anche per la capacità di leggere i movimenti altrui e codificarli. Il senso dell’anticipo, il colpire la pallina quell’attimo prima rispetto agli altri, sono ad esempio frutto di doti naturali sensazionali, che col tempo sono state però affinate sempre di più da Jannik, con allenamento e perseveranza.

il ruolo di ceccarelli

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Tornando alla “decodificazione” del servizio, Andre Agassi nel suo celebre libro "Open" raccontava ad esempio come riuscire a capire dove avrebbe spedito la palla Boris Becker dalla posizione della lingua del tedesco, usata quasi come se fosse un mirino. “Quella di Jannik è senza dubbio una dote eccezionale, naturale, soprattutto farla a quel livello – dice Stefano Pescosolido, ex numero 42 del mondo e commentatore di Sky -. I professionisti riescono spesso a capire il servizio avversario dal lancio della palla e dal movimento delle spalle, ma farlo alla velocità di Jannik è tutta un’altra cosa. Lui sa quasi sempre dove andrà la palla e per questo risponde così bene. Riesce anche ad adattarsi piano piano quando è in difficoltà, come successo nella partita contro Shapovalov.  Probabilmente in questo lo aiuta anche la collaborazione con Riccardo Ceccarelli, il mental coach che allena anche i campioni di Formula Uno, abituato dunque a lavorare con gli attimi, con gli istanti, con i decimi di secondo, e dunque non escludo che possa allenare Jannik a migliorare anche sotto questo di vista, dato che tra il servizio e la risposta passa davvero poco tempo”. Questione di un attimo.

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