Le energie si sono moltiplicate e le riserve sono diventate una risorsa. Ma il calendario in campionato è impegnativo
Con la carica che si ritrova, l’Inter oggi potrebbe battere chiunque. Potere della Champions, il più grande esame di maturità del calcio. Superato il Barcellona tutto sembra di colpo possibile: vincere con il Psg in finale, superare il Napoli in campionato. Sarebbe un’impresa storica. Le tre sconfitte consecutive con Bologna, Milan e Roma potevano essere la fine di tutto: addio Coppa Italia, bye-bye campionato, e anche per il Barça in semifinale gli auspici non erano dei migliori. Invece l’effetto è stato l’opposto: come se si fosse scrollata di dosso la responsabilità di dover vincere tutto — una grande lezione per il futuro — l’Inter ha giocato giorno per giorno, libera e leggera.
euforia e calendario
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Il morale è totalmente diverso da quello del Napoli: potrebbe anche essere un problema. Andrà gestita l’euforia. Conte ha sempre un punto di vantaggio, è padrone del suo destino. Due successi rischiano di non bastare a Inzaghi. Il calendario nerazzurro sembra più impegnativo: la Lazio lotta per un obiettivo che non è solo la Champions, l’Europa potrebbe sfuggirle del tutto (dipende anche da Milan-Bologna di Coppa Italia), quindi non farà da sparring-partner. Il gol di Vecino al 96’ può avere l’effetto di quello di Acerbi. Poi c’è il Como che non ha alcun interesse di classifica, ma viaggia a un metro da terra: gli riesce tutto, diverte e si diverte, è reduce da sei successi di fila e non ha niente da perdere. Fabregas una settimana prima del Psg non è il massimo.
gestire l'abbondanza
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Il dilemma è proprio questo: troppa grazia all’improvviso, come gestire il nuovo avvicinamento alla finale di Monaco? L’Inter aveva accettato la sconfitta in campionato, Inzaghi è stato logico e coraggioso a schierare le seconde linee con Verona e Torino. Non poteva immaginare che il Napoli avrebbe perso due punti con il Genoa. Insistendo con Asllani e compagnia di riservisti, potrebbe anche avere rimpianti: ora servirà un compromesso, ma è chiaro che il progetto di preservare tutti i big per la Champions andrà rivisto e corretto. Con tutto l’entusiasmo del mondo, gestire le tre partite che possono dare tutto o niente, programmare il Mondiale per club che vale milioni, arriva dopo le nazionali e può compromettere la preparazione estiva, insomma mettere tutte le caselle al loro posto non è semplicissimo. Inzaghi dovrà essere visionario e “farmacista”.

corrono quasi tutti
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Se psicologicamente l’Inter vola, fisicamente sarebbe legittimo avere qualche dubbio. Invece sembra che le energie stiano ritornando come per miracolo: Dumfries, Dimarco e Thuram migliorano, Mkhitaryan non ha 90’ super ma può solo migliorare, Acerbi è all’ennesima rinascita. Resta il dubbio Lautaro e non è uno da poco: per l’argentino c’è soltanto il Psg, il campionato può attendere. Ma la cosa sorprendente è il rendimento delle seconde linee tanto vituperate in stagione: mai visti Asllani, Zielinski, Zalewski, Taremi e De Vrij così sicuri, aggressivi, nella manovra e, per di più, contemporaneamente. Inzaghi non ha mai avuto quest’abbondanza ad alto livello, ma forse tutta una questione di testa. Al di là delle rassicurazioni di prammatica, il tecnico non era sicuro di essere confermato, anzi i tre ko avevano destabilizzato la sua posizione. Oggi non c’è più chi si sogni di metterlo in discussione e questa tranquillità si riflette probabilmente sulla squadra: nessuno si sente sotto esame o, peggio, “riserva”. Paradossalmente l’Inter ha meno da perdere del Napoli perché lo scudetto sembrava andato e arrivare in finale è, moralmente, quasi vincerla. Tanti segnali indicano l’Inter. Troppi?