Un'email arrivata a sorpresa poco prima di pranzo, il 14 settembre 2015, aveva fatto letteralmente saltare sulla sedia il ricercatore che l'aveva ricevuta: così dai due grandi osservatori delle onde gravitazionali allora attivi arrivava la segnalazione del primo 'conguettio' dell'universo, come i fisici avevano chiamato scherzando quel primo segnale di un'onda gravitazionale. La scoperta sarebbe diventata pubblica solo cinque mesi più tardi, annunciata in tutto il mondo l'11 febbraio 2016 e nel 2017 è stata premiata con il Nobel per la fisica. Era iniziata allora la rivoluzione che in dieci anni ha trasformato l'astrofisica. Da allora sono state osservate collisioni di stelle di neutroni e da quelle osservazioni è nata l'astronomia multimessaggera, che utilizza cioè i segnali provenienti da diversi messaggeri cosmici, come onde gravitazionali, onde radio e raggi gamma. Oggi è più che mai ricca di promesse, con l'arrivo di strumenti molto potenti come l'Einstein Telescope, che l'Italia si è candidata a ospitare in Sardegna, e l'osservatorio spaziale europeo Lisa.
Previste oltre un secolo fa dalla teoria della relatività di Albert Einstein, le onde gravitazionali sono le 'vibrazioni' dello spazio-tempo provocate da fenomeni molto violenti, come collisioni di buchi neri, esplosioni di supernovae o il Big Bang che ha dato origine all'universo. Riuscire ad ascoltarle è stata un'impresa epocale, che ha richiesto osservatori di altissima precisione come Virgo, la cui idea si deve al fisico italiano Adalberto Giazotto e al francese Alain Brillet, e che fa parte dell'Osservatorio Gravitazionale Europeo, al quale l'Italia partecipa con l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Virgo, che si trova a Cascina (Pisa). Virgo è stato protagonista della scoperta con i due rivelatori americani Ligo, che si trovano a Livingston (Louisiana) e a Hanford (Stato di Washington). Oggi entrambi lavorano in tandem con il rivelatore giapponese Kagra e il loro risultato più recente, arrivato pochi giorni prima di questo decimo compleanno, è stata la conferma del teorema formulato dal più celere teorico dei buichi neri, Stephen Hawking, secondo il quale le superfici totali dei buchi neri non possono diminuire.
L'Italia ha sempre avuto un ruolo di primo piano nella ricerca sulle onde gravitazionali.
Per il ministro dell'Università e la Ricerca, Anna Maria Bernini, si guarda al futuro "con lo stesso spirito" e "Einstein Telescope, il grande rilevatore di terza generazione dedicato proprio allo studio delle onde gravitazionali che vogliamo portare nel nostro Paese, è il segno che l'Italia non solo ha contribuito a scrivere una pagina decisiva della fisica, ma è pronta a scriverne di nuove. Come ministero dell'Università e della Ricerca continueremo a sostenere questa sfida, perché investire nella ricerca significa investire nel futuro del Paese e nel ruolo dell'Europa nel mondo".
Anche per il presidente dell'Infn, Antonio Zoccoli, la fisica italiana ha "maturato conoscenze, competenze ed esperienze che oggi sono patrimonio indispensabile per realizzare con successo i futuri progetti di ricerca in questo campo, come l'interferometro di prossima generazione Einstein Telescope". Quest'ultimo progetto, ha osservato il direttore di Ego Massimo Carpinelli, "allargherà ulteriormente il nostro orizzonte cosmico e ci porterà ancora più lontano nello spazio e nel tempo".