Alcune patologie considerate rare in Europa stanno diventando più comuni e il clima più caldo e umido sta favorendo la proliferazione di zanzare e altri vettori
Daniele Particelli
27 agosto - 17:58 - MILANO
Non è più soltanto una questione climatica, ma una vera e propria emergenza sanitaria: gli eventi meteorologici estremi che stanno colpendo sempre più frequentemente l'Europa e l'Asia centrale, a cominciare dalle ondate di calore da record che stiamo sperimentando in questi ultimi anni, dovrebbero essere considerati un'emergenza per la salute pubblica. Lo sostiene la Commissione paneuropea per il clima e la salute dell’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) in una lettera aperta ai governi dei Paesi membri dell'UE.
"Gli eventi meteorologici estremi nella Regione Europea sono un’emergenza sanitaria, non solo climatica. La Regione europea sta vivendo ondate di calore da record, sempre più frequenti, intense e mortali e la mortalità legata al caldo è aumentata del 30% negli ultimi due decenni, con oltre 100 mila decessi", avvertono gli esperti, anticipando che "il bilancio delle vittime aumenterà negli anni a venire".
Caldo estremo e malattie infettive
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L’aumento delle temperature, sottolineano gli esperti della PECCH, la commissione lanciata da OMS Europe con l’obiettivo di promuovere soluzioni praticabili e accessibili per sistemi sanitari resilienti al clima, non incide soltanto sui decessi diretti per i colpi di calore o le malattie cardiovascolari, ma sta cambiando anche la geografia delle infezioni.
Stando ai dati dell'OMS, alcune patologie considerate rare in Europa stanno diventando più comuni: tra il 2022 e il 2024, ad esempio, i casi di dengue autoctona nell’Unione Europea e nello Spazio economico europeo sono aumentati del 368%. Questo perché il clima più caldo e umido favorisce la proliferazione di zanzare e altri vettori, aprendo così la strada alla diffusione di malattie tropicali in aree che finora ne erano rimaste quasi immuni.
Anche i pronto soccorso sono sotto pressione
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Gli esperti che compongono la Commissione, guidati dall'ex primo ministro islandese Katrín Jakobsdóttir, sottolineano che le ondate di calore si traducono anche in una crescente pressione sui sistemi sanitari. I pronto soccorso registrano un aumento dei ricoveri per patologie cardiache, respiratorie e renali, mentre anche la salute mentale risente del caldo estremo: ansia, insonnia e riduzione delle capacità cognitive diventano più frequenti.
Gli scenari per i prossimi anni
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Le lettera della Commissione paneuropea per il clima e la salute dell’ufficio europeo arriva a poche settimane dalla pubblicazione da parte di OMS Europe del rapporto Protecting Health in Europe from climate change, che anticipava l'aumento dell'impatto dei cambiamenti climatici sulla salute pubblica nei prossimi anni e nei prossimi decenni, elencando gli scenari più probabili:
- l'aumento dell’impatto che le ondate di calore hanno sulla salute
- l'aumento di effetti negativi per la salute determinati dal freddo, soprattutto nelle popolazioni che hanno difficoltà di un accesso energetico continuo
- l'aumento dell’impatto delle inondazioni
- l'aumento della malnutrizione
- il cambiamento dei pattern delle malattie legate al cibo
- il cambiamento della distribuzione delle malattie infettive e il potenziale contributo all’insediamento di specie patogene tropicali e subtropicali
- l'aumento dell’impatto delle malattie legate all’acqua, soprattutto nelle popolazioni in cui l’acqua, la sanità e l’igiene personale sono già scarse
- l'aumento della frequenza delle malattie respiratorie a causa delle maggiori concentrazioni di ozono a livello del suolo nelle aree urbane e dei cambiamenti nella distribuzione dei pollini.
Misure da attuare
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Gli esperti dell'OMS hanno presentato una serie di richieste specifiche per i governi europei, a cominciare dal riconoscimento del peso sanitario dei cambiamenti climatici. La Commissione ha suggerito di iniziare a investire in soluzioni climatiche che siano anche soluzioni sanitarie, come la riduzione delle emissioni di gas serra, l'ampliamento degli spazi verdi nelle città e la costruzione di sistemi sanitari più resilienti.
Un altro passaggio cruciale, secondo gli esperti, è quello di ripensare i parametri con cui si misura il progresso di un Paese: il PIL non tiene conto della salute delle persone e degli ecosistemi, e per questo non può più essere considerato l’unico indicatore di crescita.