"A 20 anni dà un bel messaggio ai
suoi coetanei, e non solo è un ragazzo d'oro da tutti i punti di
vista, ha una famiglia magnifica, ha talento e passione: la sua
è una immagine bella e vincente per l'Italia". Stefano Mei si
gode l'ennesimo gioiello dell'atletica azzurra: Mattia Furlani
ha fatto innamorare tutti con il salto che lo ha proiettato
nella storia dello sport. "E' un po' come andare sulla Luna -
dice il presidente Fidal al telefono con l'ANSA - se vinci un
oro nell'atletica sei sicuro di essere sul serio il più forte di
tutti. Alle Olimpiadi 46 Paesi nel nostro sport hanno vinto una
medaglia, e questo dà la misura di quanto sia diffuso e facile
da praticare in ogni angolo del pianeta. Può nascere un campione
ovunque, non servono grandi mezzi o risorse per praticare
atletica, la platea è estesa". Così come la delegazione arrivata
a Tokyo, con 89 azzurri: "Io considero i 100 come il lungo, la
maratona, gli ostacoli: guardo al risultato - spiega Mei - Gimbo
e Jacobs avevano avuto una stagione travagliata, io ho voluto
portarli tutti: da ex atleta so che significa essere tagliati
fuori e mancare un appuntamento importante come i mondiali, per
questo io non lascio a casa nessuno. Poi, se i posti sono
limitati, vanno fatte delle scelte su criteri cronometrici e di
misure, e si sa che ogni scelta comporta una rinuncia". Certo il
clima in casa azzurri è buono: "A quattro giorni dalla fine del
mondiale abbiamo già migliorato l'edizione di Budapest, non può
che essere bene".
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