
intervista
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La pioniera del ciclismo femminile che veniva dallo sci di fondo: "Alla Vasaloppet fui premiata come 190° maschio. E a 76 anni vado ancora in bici per i boschi"
Alessandra Giardini
2 luglio 2025 (modifica alle 12:55) - MILANO
È donna, ha da poco compiuto 76 anni, ma nessuno di questi due fatti ha mai costituito un limite per Maria Canins. Sfrenata, indomita, irriducibile, ha fatto tutto quello che voleva, "sinceramente anche di più". E tra quello che voleva non c’era necessariamente vincere. "Io mi sono divertita anche a perdere. Mi dicevo: faccio questo e vediamo alla fine il traguardo cosa dice". Cosa dice: prima atleta italiana a vincere la leggendaria Vasaloppet, e sempre nello sci di fondo dieci volte di fila prima nella Marcialonga; in bici due Tour de France, un Giro d’Italia e l’oro nella 50 km a squadre ai Mondiali di Renaix, nel 1988. Nel 1982 fu tricolore in quattro sport: sci di fondo, ciclismo su strada, corsa in montagna e skiroll. Vinse due Mondiali in Mtb, nel ‘97 e ‘99 fu iridata anche di Winter Triathlon. È appena tornata da una camminata in montagna, ma mica due passi. "Sono arrivata ai 2050 metri del rifugio Gardenacia, lassù c’è un bellissimo panorama. Volevo salire a 2600 ma c’erano dei nuvoloni e ho preferito rientrare". A La Villa, in Alta Badia, casa sua da sempre, lei che è ladina da sei generazioni. Prima di sposarsi lavorava in un albergo. "Ho fatto la lavapiatti, ho pelato patate, e poi la cuoca, la cameriera di sala. Ho messo via un po’ di contributi. Gli altri li ho versati io, mi sono fatta una pensione".