Malattie infiammatorie croniche intestinali sempre più in aumento tra i giovani

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Più 25% di casi nei più giovani, nell'arco degli ultimi 15 anni

Giacomo Martiradonna

27 agosto - 17:50 - MILANO

Colite ulcerosa, malattia di Crohn e non solo. Le malattie infiammatorie croniche intestinali (Mici) si diffondono sempre più tra i giovani. Secondo uno studio condotto dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti, pubblicato sulla rivista Gastroenterology, negli ultimi 15 anni l’incidenza complessiva di queste patologie nei soggetti di età inferiore ai 20 anni è aumentata del 25%. La ricerca, basata sull’analisi dei dati relativi a 2,7 milioni di bambini e ragazzi di età compresa tra i 4 e i 20 anni, evidenzia un aumento del 22% dei casi pediatrici di malattia di Crohn e addirittura del 29% di quelli di colite ulcerosa a partire dal 2011. Un boom inaspettato che investe una fascia di popolazione tradizionalmente meno associata a questo tipo di patologie. Le potenziali conseguenze sia cliniche che sociali sono importanti.

Malattie infiammatorie croniche intestinali, l'impatto

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Le malattie infiammatorie croniche a carico dell’intestino possono influenzare in modo significativo la qualità di vita degli adolescenti. Secondo un’indagine dell’Associazione Nazionale per le Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino, molti ragazzi che convivono con queste patologie tendono a percepirsi come diversi dai coetanei, sperimentando isolamento e difficoltà nelle relazioni. Circa la metà degli adolescenti affetti da Mici riferisce problemi di socializzazione, spesso aggravati dal contesto scolastico e dalla gestione quotidiana dei sintomi. Difficoltà oggettive che tuttavia raramente trovano ad accoglierle un percorso medico: solo una percentuale limitata di giovani pazienti ha accesso a percorsi strutturati di supporto psicologico.

Una sfida che riguarda tutti

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Le malattie infiammatorie croniche intestinali sono un problema comune anche ad adulti ed anziani. In Italia si stima che circa 250.000 persone convivano con queste patologie, mentre nel mondo i pazienti sarebbero oltre 5 milioni. In un contesto demografico caratterizzato da un progressivo invecchiamento della popolazione, il tema della gestione delle malattie degenerative e croniche diventa di vitale importanza. "Dobbiamo chiederci cosa significa convivere con una malattia cronica e invalidante in età avanzata, e costruire un sistema sanitario davvero equo e accessibile a ogni età", spiega all'Ansa Mara Pellizzari, presidente dell'associazione Amici Italia.

Malattie infiammatorie croniche intestinali, le priorità

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La complessità gestionale delle Mici richiede una risposta strutturata da parte del sistema sanitario. "È indispensabile garantire un accesso equo e omogeneo alle cure e alle terapie, superando le disuguaglianze territoriali e riducendo le liste d’attesa per visite specialistiche ed esami", sottolinea ancora Pellizzari. Secondo la presidente dell’associazione, è necessario aggiornare i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) per includere strumenti e servizi adeguati a una gestione moderna della patologia. Una presa in carico efficace dovrebbe prevedere un approccio multidisciplinare che coinvolga diverse figure professionali, dai medici agli infermieri specializzati, ma anche psicologi e nutrizionisti. Solo così si può sperare di offrire una continuità assistenziale in tutte le fasi della vita, con standard uniformi e cure personalizzate per ogni paziente.

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