Luca Urlando, l'americano con il cuore italiano che vince grazie a... pasta e olio

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Il 23enne, nato a Sacramento, ha vinto i 200 farfalla per gli Stati Uniti nei Mondiali di Singapore. È figlio di Alessandro, trasferitosi oltreoceano a 25 anni, e nipote di Giampaolo che ha rappresentato l'Italia in tre Olimpiadi 

Stefano Arcobelli

Giornalista

31 luglio - 00:37 - MILANO

È stato anche il giorno di Luca Urlando ai Mondiali di Singapore. In una nazionale americana che sta faticando e che ieri ha perso pure il record mondiale (il francese Marchand ha spodestato Lochte nei 200 misti), Luca che riporta a casa il titolo dei 200 farfalla da quando smise Michael Phelps, desta sensazione. "È stata una grande gara, ho sfruttato il momento, mi sono divertito". La spalla ha rischiato di fargli lasciare il nuoto: troppo cagionevole di salute, ma Luca ha resistito. "Ero convinto di poter tornare al top e ho lottato contro tutte le avversità. È stato pazzesco vincere un campionato del mondo, ci pensavo dall'inizio della stagione. Essere in grado di farlo davvero è tutta un'altra cosa e farlo con un grande tempo mi rende felice. Ora spero di fare più esperienze come questa. È un enorme trampolino di lancio per i Giochi del 2028. Ho dei nuovi obiettivi per il futuro, dovrò lavorare ora sui dettagli". Vuole fare come Phelps il record mondiale, riportarlo a casa. È tutta la stagione che scarica tempi da 1'52. Ma non poteva più perdere l'occasione d'oro. Così è tornato alla ribalta, lui che era finito sul New York Times. 

le origini

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Luca è nato a Sacramento in California, ma ha un nonno che viveva a Padova e a Los Angeles 1984 gareggiò nel martello. Anche Alessandro, il padre di Luca, è stato atleta: "Mio padre, Giampaolo è stato campione e primatista italiano per anni, ha disputato tre Olimpiadi. Io sono cresciuto sulla pista di Padova dove papà si allenava. Ho scelto il lancio del disco, ho vinto un tricolore ma ero solo un discreto atleta. A 25 anni mi sono trasferito negli Usa, ad Athens, per studiare. Ho sposato un’americana e abbiamo avuto due figli. Luca, il più grande, prima del nuoto ha giocato a pallanuoto e basket. Da me e sua madre nessuna pressione. Quando ha scelto il nuoto eravamo solo preoccupati che gli allenamenti gli togliessero ore allo studio: ancora adesso quando lo vedi, Luca non sembra un atleta ma uno di quei paciocconi e timidi che passano ore sui libri. Invece è diventato un fenomeno". Il fattore Italia quanto incide per Luca? La risposta è di papà: "Non la lingua che ormai parlo solo io. Ci sono le radici, le visite ai nonni che con gli allenamenti di Luca si fanno più rare e un amore per la nostra cucina, che coltiviamo sia io che mia moglie. Se Luca, ha un segreto, sono la pasta e l’olio buono che mangia tutti i giorni".

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