
serie a noir
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Fu uno degli autori della storica promozione in A dell'Avellino nel 1978. Il debutto a San Siro saltato perché dimenticò il documento d'identità e gli ultimi anni di vita passati come testimonial per la ricerca sulla sclerosi multipla
Nelle foto degli anni felici da calciatore Adriano Lombardi offre alla storia un viso antico, i tratti a conservare una traccia di nobiltà, la bocca serrata, tipica di chi aspetta un attimo in più prima di parlare, lo sguardo severo ma non giudicante, la cornice ramata dei capelli ondulati, da lord inglese. Nulla in quel tempo sospeso lascia presagire un futuro sgradito che eppure è lì, acquattato nell’ombra, nell’attesa che la vita segua le sue stagioni e poi le sconfessi. Adriano Lombardi ha vissuto sessantadue anni e più dell’inizio - Ponsacco, piana di Pisa, 7 agosto 1945 - nella sua storia conta la fine: Mercogliano, borgo alle porte di Avellino, 30 novembre 2007. Da quel giorno, il suo nome verrà indissolubilmente legato ad una malattia neurodegenerativa, la sclerosi laterale amiotrofica, la Sla, nota anche come Morbo di Gehrig, nel ricordo dell’ex campione americano di baseball morto trentottenne nel 1941.