L'Inter, la resa dei conti e due vie da seguire: una tecnica, l'altra etica

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Per il futuro ai nerazzurri serviranno qualità, ma anche più cuore. Un modello? Guardate Fognini...

Luigi Garlando

Giornalista

2 luglio - 12:50 - MILANO

È finita male per l’Inter, già agli ottavi di finale. È finita lanciandosi gli stracci. Lautaro, Calhanoglu, Marotta, la signora Calha, i like velenosi di Arnautovic, Thuram e di madame Inzaghi... Come in certi matrimoni alcolici, degenerati in rissa, in cui si accapigliano anche le invitate. Questa avventura americana è stata inutile quanto massacrante? No, perché i 33 milioni finiti in cassa non sono noccioline e aiuteranno il futuro. Ma, soprattutto, perché il Mondiale per club ha certificato le due strade da seguire, già indicate dal campionato, per edificare la nuova Inter: una di natura tecnica, l’altra temperamentale. 

Palleggio orizzontale

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Contro il Fluminense, Lautaro ha preso vita solo dopo l’ingresso di Sucic e Valentin Carboni, cioè quando si è trovato alle spalle qualità tecnica e pensiero verticale. Il croato aveva già innescato il gol dell’argentino contro l’Urawa e assistito di fino quello di Pio Esposito contro il River. Il primo tempo è stata la definita celebrazione funebre della vecchia idea di gioco, venuta a mancare all’affetto dei suoi cari per carenza di velocità, movimento e sbocchi al tiro. Come tante volte in stagione, il gioco nerazzurro, che nei giorni belli viveva di rotazioni frenetiche e inserimenti, si è risolto in un triste palleggio orizzontale, lontano dalla porta. Tutti professori con la palla sotto la suola a sbracciarsi e a dettare movimenti negli spazi che nessuno faceva. Un valzer lento da balera romagnola a fine serata, quando l’orchestra ha solo voglia di andare a dormire. 

tecnica

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Per cambiar musica, l’Inter ha bisogno, appunto, di una generosa iniezione di tecnica individuale, di qualità in mediana dove il Psg allinea tre numeri 10, di sbarbati alla Sucic, che sappiano saltare l’uomo, creare superiorità e ispirare tra le linee; i famosi apriscatole che caratterizzano le squadre più forti e che l’Inter ha trascurato nel passato recente. Luis Henrique lo è, ma per ora non lo fa. Qualcosa di nuovo, in questo senso, è già arrivato ed è stato l’aspetto più confortante del Mondiale, ma il mercato dovrebbe battere ulteriormente questa pista, visto anche che la qualità di Calha, a questo punto, è destinata a volare altrove. 

carenza etica

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E poi cercare gente che ha fame e motivazioni feroci, trascinanti, sfrondando chi non ce le ha. Il gol subito dopo 3’ è troppo simile a tanti inizi di partita in pigiama e a tanti risultati sfumati nel finale, per cali di attenzione. L’Inter quest’anno ha perso tutto per questa carenza etica: non riuscire a mettere in campo per 90’ la miglior versione di se stessa, cosa che, nell’anno della seconda Stella, le riusciva regolarmente. I social hanno crocifisso soprattutto Darmian e De Vrij, ma dall’espressione annoiata con cui si trascinava l’ex uragano Thuram, s’intuiva che avrebbe voluto essere in qualsiasi altro posto del mondo, ma non lì. 

thula

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Dopo il like del Tiku al post di Calha contro Lautaro, che cosa resta della ThuLa? Le due metà possono ancora formare un pianeta solo? Le dure parole a caldo del capitano impongono una resa dei conti che i dirigenti dovranno operare al più presto, scegliendo le mele marce da togliere dalla cesta e fornendo a Chivu i giocatori che ha chiesto: quelli disposti a mangiare quella cosa là. Eccetto Barella, a Charlotte, non se n’è visto uno. Tutti che la pizzicavano con la punta del cucchiaino e poi si tiravano indietro con smorfie di disgusto, mentre i modesti giocatori del Fluminense lottavano compatti come leoni su ogni seconda, terza e quarta palla. 

al hilal

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E quelli di Simone Inzaghi? Sul primo gol di Marcos Leonardo, c’erano 5 giocatori dell’Al Hilal nell’area del City; sull’ultimo, lo stesso Marcos Leonardo ha sbranato la respinta di Ederson con una fame feroce, sconosciuta agli avversari. Il Demone ha già trasmesso spirito, ordine e consapevolezza alla sua nuova creatura e, dopo averlo fatto quest’anno all’Inter (Barcellona), ha consegnato alla storia del club arabo l’epica di un 4-3. Il Camping World Stadium di Orlando come l’Azteca di Città di Messico. Troppo caldo a Charlotte? Troppo stanchi gli interisti? Tutti al Mondiale soffrono il caldo, tutti sono stanchi, a cominciare dal Psg, arrivato in fondo a tutte le competizioni. Troppo vecchi i nerazzurri? Fabio Fognini ha 38 anni, 5 in più di De Vrij. È interista profondo, era presente a Monaco per la finale di Champions. Lunedì, nello stesso giorno in cui si scioglieva l’Inter, Fogna trascinava Alcaraz, numero 2 al mondo, 16 anni in meno, fino al quinto set, con una meravigliosa esibizione tecnica ed etica. Ciò che non gli dava il corpo, lo pescava direttamente dall’anima, disposto a mangiare l’erba e anche quella cosa là. È il modello ideale per l’Inter che ha in testa Chivu: più tecnica, più cuore.

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