Krief, Ceo Alpine: "Produrremo una supercar. E l'erede della A110 sarà elettrica"

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Il ceo di Alpine anticipa i piani per il marchio, che comprendono sette vetture elettriche inedite e una supercar "ipertecnologica"

Emilio Deleidi

1 giugno - 14:00 - MILANO

Sette nuovi modelli tutti elettrici, più una supercar, considerata un "bonus" ulteriore per il marchio: è questo il futuro di Alpine delineato da Philippe Krief in un’intervista esclusiva alla Gazzetta dello Sport, rilasciata in occasione del lancio avvenuto a Dieppe della nuova A390. Krieff, 60 anni, ingegnere uscito dalla Scuola nazionale superiore di tecnica avanzata di Parigi, ha iniziato la propria carriera alla Michelin, prima di approdare in Italia dove, tra il 1998 e il 2011, ha ricoperto ruoli di direzione tecnica alla Ferrari, alla Maserati e all’Alfa Romeo, per la quale ha supervisionato lo sviluppo di Giulia e Stelvio. Dal luglio del 2023 è al timone del marchio Alpine, dopo esserne stato capo ingegnere e responsabili delle prestazioni; in questo colloquio è affiancato da Capucine Lorenzi, chief operating officer del brand.

CRESCITA PROGRESSIVA

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"Quando nel 2021 sono arrivato all’Alpine", racconta Krief, "l’azienda non disponeva di un piano e proponeva nel proprio listino un solo modello: non c’era l’ambizione che abbiamo ora, perché la strategia è stata delineata tra il 2021 e il 2022. L’A390 è la prima realizzazione concreta di questo progetto, poi presenteremo una novità ogni anno". Di che tipo? "Prima di rispondere a questa domanda, dobbiamo far capire dove vogliamo portare Alpine: la Francia vanta molte eccellenze, tra i profumi e i vini, ma non dispone di un brand automobilistico sportivo speciale francese, che Alpine intende essere. Con l’A110 abbiamo raccolto l’heritage del marchio, ma ora è necessario sviluppare vetture che garantiscano una maggiore conoscenza del brand e un’alta penetrazione tra i consumatori". L’A390, insieme all’A290 che costituisce la declinazione sportiva della Renault 5, risponde a questa necessità, ma c’è di più: "Un brand top francese con alta profittabilità dev’essere desiderabile e per fare questo serve un’auto d’immagine, una supercar ipertecnologica". Con quali caratteristiche, è troppo presto per rivelarlo, ma è facile immaginare che l’esperienza accumulata in questi ultimi anni nel Wec, il Mondiale Endurance, con l’Alpine Hypercar A424 possa essere preziosa. Questo non vuol dire, però, che l’A110 sarà abbandonata: "Ne avremo una nuova, che la sostituirà: la nostra gamma comprenderà coupé, roadster e tre-quattro altri prodotti, tutti elettrici".

LE SINERGIE

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Ma quanto di Renault c’è nelle Alpine di oggi e ci sarà in quelle di domani? "Nell’A390 si sente l’influenza della Renault, nella meccanica, nel powertrain e nel design", precisa Krief, “ma nelle prossime si avvertirà di meno: procederemo step by step, consapevoli della responsabilità del brand e del suo valore". La cosa più importante, per il Ceo del marchio, è che anche con l’adozione della propulsione elettrica un’Alpine sia riconoscibile sempre come tale: "Il suo segno è la leggerezza e se vi chiedete come sia possibile ottenerla nonostante il peso delle batterie, io rispondo che leggerezza in un’auto significa tempo di risposta dello sterzo, in curva, in frenata: in questo senso, nonostante la massa maggiore, un’elettrica è avvantaggiata perché ha tempi di reazione più pronti. È questo il modo in cui cerchiamo la leggerezza, non nella massa, ma facendo sì che qualunque cosa tu faccia al volante, l’auto risponda velocemente. Facile a dirsi, molto meno da farsi, ma abbiamo le capacità tecniche per ottenere questo risultato".

MADE IN FRANCE

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Alpine vuole sottolineare il proprio essere un brand francese e non a caso gran parte della sua produzione è concentrata nella storica fabbrica di Dieppe, adeguatamente ammodernata: oggi ci lavorano 377 persone, più 120 addetti temporanei, che producono 11 vetture al giorno, per un totale di 4.433 esemplari nel 2024. Numeri destinati a crescere considerevolmente nel prossimo futuro, anche con l’utilizzo di altri impianti del gruppo: "Nella scelta dei fornitori", spiega Capucine Lorenzi che è al comando anche del procurement aziendale, "cerchiamo di dare la precedenza a quelli francesi, ma ci sono comunque alcuni aspetti essenziali di cui dobbiamo tenere conto: competitività, qualità, logistica e stabilità finanziaria. Vogliamo scegliere fornitori che ci accompagneranno anche nella crescita della nostra gamma futura. La Francia è dunque, importante, ma lo sono altrettanto i nostri valori: non cerchiamo solo il local for local, ma privilegiamo i partner migliori". Aprendosi, se necessario, ad aziende extra-europee, magari asiatiche? Lorenzi non esclude nulla, ma è chiara l’ambizione di Alpine di raggiungere nuovi mercati: "I Paesi del Nord Europa sono probabilmente quelli più maturi per accogliere le nostre vetture", sottolinea Krief, "ma nei nostri obiettivi c’è l’Asia, a partire dal Giappone e dalla Corea, dove Renault è già abbastanza forte".

IL MOTORSPORT

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Infine, le competizioni: Alpine è impegnata in Formula 1 e nel Wec, ma c’è spazio anche per i rally, nei quali vanta un glorioso passato sportivo? In fondo, la A290 potrebbe costituire una buona base… "Non pensiamo di scegliere questa specialità", replica Krief, perché non ci sono rally per auto elettriche: se un giorno accadrà, ci ragioneremo. Però il Gruppo ha già investito molto sul marchio e finché non sarà profittevole ci concentreremo sugli investimenti prioritari".

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