I "difettucci" e quelle "abitudini radicate negli anni". Cosa c'è dietro le parole di Chivu

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L'allenatore romeno ha parlato così in sala stampa dopo il ko con l'Udinese. Avrà tempo per inculcare una nuova mentalità

Francesco Pietrella

Giornalista

1 settembre - 22:37 - MILANO

Cristian Chivu ha salutato San Siro dopo aver lanciato un paio di indizi, al termine di Inter-Udinese, in una sala stampa a caccia di risposte. Il primo: "È dura cambiare delle abitudini radicate negli anni. Adesso devo trasmettere le mie idee a quelli che ho". Il secondo: "Punto a togliere qualche difettuccio nella gestione del gioco". Dietro le parole dell’allenatore, uno furbo e attento alle dichiarazioni, c’è un messaggio sottinteso. Una sorta di "io sono qui da poco, c’è da lavorare parecchio, ma gli errori che vediamo oggi non sono nuovi". E vanno limati.

la solita difesa

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Il primo zoom è sulla difesa. L’Inter ha incassato un altro gol per un errore individuale, nello specifico di Bisseck, reo di aver lasciato calciare Atta dal limite e aver temporeggiato troppo. L’ha lasciato anche calciare col destro sbagliando la postura del corpo. Il tedesco arriva da una stagione con una lunga lista di sviste, ma spostare il focus solo su di lui è sbagliato. Il gol del bretone nasce da un possesso palla perso dall’Inter sulla sinistra. Minuto 40: Bastoni cerca lungo Thuram, ma il passaggio dell’azzurro è impreciso e il francese viene anticipato, scatenando così la transizione dell’Udinese. Prima dell’errore di Bisseck, c’è un’ingenuità in fase di costruzione. La frenesia di cercare l’affondo. Nel corso del primo tempo l’Inter ha cercato spesso questa soluzione, una caratteristica tipica di Bastoni (vedi l’assist per Thuram in Verona-Inter l’anno scorso). Da qui la frase sui "difettucci sulla gestione". Chivu sta provando a inculcare le sue idee in una rosa che arriva da quattro anni di automatismi. La riaggressione, il pressing alto e la ricerca della profondità sono alcuni dei principi del romeno.

cambi modulo

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Le abitudini dell’Inter sono stranote. E non tutte negative, anzi: parliamo di una squadra che ha raggiunto due finali di Champions in tre anni, vinto uno scudetto, una sfilza di coppe e lottato al vertice. La banda Inzaghi è sempre stata riconoscibile per armonia di gioco e atteggiamento, ma anche per l’utilizzo di un solo modulo: il 3-5-2. Chivu sta provando a plasmare un nuovo concetto di fluidità legato al cambiamento di scenario a gara in corso. Contro l’Udinese, sotto 2-1 a venti minuti dalla fine, l’allenatore ha provato sia il 3-4-2-1 sia il 4-2-4. Ha schierato Esposito dietro la ThuLa e messo in campo tutte e quattro le punte, con Thuram e Bonny sulle fasce. Niente di concreto. Servirà del tempo per riuscire a inculare questa mentalità in una serie di teste abituata a tutt'altro.

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