
INTERVISTA
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L’ex numero uno si racconta: dagli esordi all’Inter alla consacrazione con la Fiorentina, passando per il buddismo scoperto grazie a Baggio. Nel 2019 una malattia autoimmune lo portò a scrivere il testamento: "Il periodo peggiore della mia vita"
La strada per il Nirvana è lastricata di pietruzze affilate che lasciano cicatrici ben visibili. Quelle di Sebastien Frey ne definiscono il carattere. «Io non mollo, non l’ho mai fatto, neanche quando ho rischiato di morire per colpa di un virus nel 2019. Neanche quando Zalayeta mi disintegrò un ginocchio nel mio momento migliore. Io combatto pregando: il buddismo mi ha salvato». Il portierone francese – il quarto straniero più presente in Serie A – racconta gli anni di Parma, Verona, Inter, Fiorentina e Genoa e mette ordine tra i ricordi. Gli ultimi schiaffi incassati dalla vita non l’hanno fiaccato.