Fontecchio-Heat, istruzioni per l'uso: cosa deve fare per rilanciarsi in Nba

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L'ala azzurra, nello scambio che ha portato Duncan Robinson a Detroit, si ritrova in Florida a 29 anni alla corte di eccellenze come Pat Riley e coach Spoelstra

Riccardo Pratesi

2 luglio - 12:40 - MILANO

L’ultima occasione. Ma la più intrigante e sfiziosa. Simone Fontecchio si ritrova a Miami, in maglia Heat, sostanzialmente da contropartita funzionale allo scambio che ha portato Duncan Robinson a Detroit. Eppure non è il caso di fare gli schizzinosi, semmai quello di giocarsi l’opportunità, piuttosto. Carpe diem. L’ala abruzzese può cogliere l’attimo e rilanciare la carriera Nba. A 29 anni, con il contratto in scadenza tra 12 mesi, si ritrova alla corte di Pat Riley, a disposizione di Coach Spoelstra, gestito da eccellenze di pallacanestro. In un mondo come quello Nba, spietato con i giocatori di ruolo come lui, quelli che brillano anche di luce riflessa, dipendono pure dal contesto, non solo dal proprio valore e rendimento, è un lusso non da poco. Il mercato degli Heat è tutto da definire, ma sulla carta, perlomeno a oggi, l’Azzurro dovrebbe avere l’occasione di dimostrare quanto vale, la chance d’essere messo nelle migliori condizioni per farlo. Non solo da tiratore puro. Serve qualcuno che se ne renda conto. Forse l’ha trovato, finalmente. 

ALTI E BASSI

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Fontecchio è alla quarta stagione Nba. Ha esordito oltreoceano con gli Utah Jazz guadagnando gradualmente spazio e minutaggio, dimostrandosi giocatore Nba legittimo nonostante lo stipendio iniziale minimo e lo status relativo. Negli Stati Uniti lo conoscevano in pochi, solo gli addetti ai lavoro e neanche tutti. Al secondo anno, la stagione 2023-24, con i Jazz, squadra in ricostruzione, è salito dai 6.3 punti di media ai 8.9 per partita prima di essere scambiato, di finire a Motown dai Pistons. Altra squadra in ricostruzione, ma con tempi di rilancio più veloci. Circondato da giovani promettenti - Cunningham, Ivey e Duren - Fontecchio s’è affermato come veterano e perfetto incastro tecnico, addirittura da 15.4 punti per partita. Detroit gli ha così garantito un rinnovo biennale da 8 milioni l’anno: era stimato dall’allenatore, Monty Williams, e dal primo dirigente, Trajan Langdon, che conosce bene il basket italiano per l’esperienza da (ottimo) giocatore a Treviso. Il cambio di allenatore dei Pistons, capaci di tornare ai playoff, poi eliminati al primo turno dai Knicks dopo una stagione positiva, non ha però funzionato per l’italiano. Il suo minutaggio con Coach Bickerstaff è gradualmente sceso, ai playoff è persino finito fuori dalla rotazione di Detroit. Appena 16.5 minuti d’utilizzo per partita nell’ultima stagione regolare, solo 5.9 punti per gara. Insomma, Fontecchio aveva bisogno di cambiare aria e scenari. E quella di Miami è notoriamente aria buona… 

Detroit Pistons forward Simone Fontecchio goes up to shoot during the second half of an NBA basketball game against the Sacramento Kings, Monday, April 7, 2025, in Detroit. (AP Photo/Jose Juarez)

Associated Press/LaPresse

IL RUOLO E SPOELSTRA

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Fontecchio non è Duncan Robinson. Non è un tiratore puro con rilascio in un battibaleno. Ma è giocatore più completo. Sui due lati del campo, specie in attacco. Spoelstra ha lavorato tanto e bene per rendere Robinson capace di muoversi efficacemente senza palla, addirittura metterla per terra e attaccare il canestro. Robinson, intelligente, è cresciuto tanto a Miami come minaccia offensiva. E non è rimasto il palo della luce difensivo dei primi tempi, ha imparato a cavarsela, quantomeno. Fontecchio sa fare canestro, è buon rimbalzista e passatore, difensore più che dignitoso. Giocatore di squadra, soprattutto, meno naturalmente funzionale a una logica Nba, lega di stelle e di giocatori di ruolo che sanno fare bene soprattutto una cosa. Tiro, difesa o passaggi. Però molto bene. Fontecchio non è quello, è di meno e di più. Non ha un tratto distintivo speciale, ma sa fare bene tanto. Non ha senso attendersi che risponda allo stereotipo dell’esterno bianco sentenza da 3 punti dall’angolo che capitalizza gli scarichi sui raddoppi di marcatura difensivi. Lo può fare, ma può fare pure molto altro. L’aspettativa, legittima, è che Erik Spoelstra, uno degli allenatori migliori Nba, lo sappia o se ne renda conto presto. Non ci sono chissà quali fenomeni da 2-3 di ruolo nell’organico attuale di Miami. Insomma Fontecchio potrebbe aver pescato il jolly con questa trade che l’ha tirato dentro “di contorno”. Deve sfondare a Miami per rilanciarsi, però. Altrimenti tra un anno lo vedremo brillare in Eurolega dopo aver fatto il biglietto di ritorno per l’Europa.

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