Djokovic contro il governo serbo, sposta il suo torneo di Belgrado ad Atene: "Sto con il popolo"

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Nole si è schierato apertamente con il movimento studentesco contro il presidente Vucic: "Scene orribili, sostegno a chi protesta". E potrebbe persino cambiare residenza

Federica Cocchi

Giornalista

7 agosto - 16:14 - MILANO

Novak Djokovic non è uno che si nasconde, non ha mai avuto paura di fare scelte anche impopolari, pagandone (come nel caso del mancato vaccino Covid) anche le conseguenze. Questa volta Nole, accolto un anno fa come eroe in Serbia dopo l’oro olimpico a Parigi, ha voluto fare una scelta che unisce sport e politica trasferendo il torneo Atp di Belgrado ad Atene, a novembre. L’Atp BelgradeOpen, gestito dalla famiglia Djokovic (con il fratello Djordje come direttore), non si disputerà più dunque nella capitale serba: l’annuncio ufficiale del 4 agosto ha confermato lo spostamento ad Atene, dove dal 2 all’8 novembre prenderà vita l’Hellenic Championship, un 250 che sarà ospitato presso all’Oaka Olympic Arena. Le motivazioni ufficiali non parlano apertamente di scelta politica, ma i media di Grecia e Serbia sono concordi: la decisione è strettamente legata al clima teso tra Djokovic e il governo del presidente Aleksandar Vucic. Da mesi, infatti, il campione è apertamente solidale con il movimento studentesco che contesta il potere sempre più autoritario del capo dello Stato. Una posizione che ha creato frizioni silenziose ma profonde con le istituzioni serbe.

tensioni

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La Serbia è attraversata da un’ondata di proteste civili senza precedenti dal 2000. La scintilla è scattata a novembre 2024, quando a Novi Sad è crollata una pensilina causando la morte di 15 persone. Il disastro ha dato il via a manifestazioni spontanee e diffuse in più di 150 città, alimentate da studenti, intellettuali, operai e associazioni civiche contro la corruzione e il potere concentrato nelle mani di Vucic e del suo Partito Progressista. Nel pieno delle proteste, Djokovic ha rotto il silenzio e agli Australian Open aveva dichiarato: “Condanno la violenza contro i manifestanti. Il mio sostegno va ai giovani e a chi costruisce il futuro del nostro Paese”. Concetto ribadito anche a Wimbledon, dopo l’uscita di scena contro Sinner: “Sto con il popolo, con i giovani. Quello che succede è inaccettabile. Ci sono scene orribili, e provo solo simpatia e sostegno per chi protesta”. Di fronte alle parole di Djokovic, il governo aveva provato a smussare i toni: “Non sono dichiarazioni politiche, solo messaggi di pace”, hanno dichiarato esponenti vicini a Vucic. Ma la verità è che da mesi i media filogovernativi hanno ridotto drasticamente la visibilità del campione serbo in patria.

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Il trasferimento del torneo in Grecia, dunque, non è solo logistico. Djokovic avrebbe preso contatti diretti con il governo greco e valutato persino di prendere la residenza. In questo contesto, quindi, lo spostamento del torneo ATP da Belgrado ad Atene assume un significato che va oltre il tennis. È una mossa simbolica di un campione che, senza mai schierarsi in modo partitico, ha sempre preso posizione su questioni civili, ambientali, etiche. Portando il suo torneo lontano dalla Serbia, Djokovic non abbandona il suo Paese, ma lancia un messaggio. E forse, senza proclami, lo fa con più forza di qualsiasi comizio: la libertà, anche quella sportiva, non è negoziabile.

Questo articolo è tratto da Smash, newsletter G+ sui segreti del grande tennis a cura di Federica Cocchi, pubblicata ogni martedì. Per iscriversi e per informazioni sulle altre newsletter della Gazzetta, clicca qui

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