Dall'inventore Spalletti al commissario Conte: le due facce di Napoli che ride

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Antonio Conte (S) e Luciano Spalletti in una immagine del 03 marzo 2014. 
ANSA/MAURIZIO DEGL'INNOCENTI

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La squadra del 2023 travolgeva, l’attuale capolista invece sembra più un fortino. Anche un eventuale addio di Antonio sarebbe vissuto diversamente

Marco Ciriello

22 maggio - 13:20 - MILANO

La differenza salta agli occhi: il Napoli di Spalletti poteva scartare e cadere col Milan, questo di Conte deve stare attento a tutto. Dove lo spallettismo era audace, il contismo è stato prudente; dove il primo ha travolto, il secondo ha superato di misura. È mancato il dominio, ma non ci poteva essere perché Antonio Conte ha subito una spoliazione napoleonica – il trafugamento di Kvaratskhelia – trasformando la sua squadra in un "nonostante". Mentre la squadra di Spalletti era "un guarda un po’ che ti combiniamo". A difesa di Conte ci sono il tempo – brevissimo – e le macerie di Garcia-Mazzarri-Calzona, che poi sono diventati anche il paracadute per ogni inciampo. Spalletti aveva avuto il tempo di capire – nennianamente – dove fosse la stanza dei bottoni e quali toccare. Conte quella stanza l’ha dovuta rimettere in sesto e anche in fretta, poi sulla restituzione della stanza c’ha costruito un monologo lungo un campionato. 

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