È il giusto coronamento del lavoro eccezionale fatto prima dalla società emiliana negli ultimi due anni. Il Diavolo è drammaticamente senza un gioco collaudato
Bologna in paradiso, Diavolo... all’inferno. I rossoblù dopo 51 anni tornano a vincere un trofeo, alzando la Coppa Italia all’Olimpico, uno stadio che porta loro bene. È il giusto coronamento del lavoro eccezionale fatto prima dalla società negli ultimi due anni, poi da Vincenzo Italiano in una stagione esaltante. Non era facile per il tecnico raccogliere l’eredità di Thiago Motta - che aveva riportato il Bologna in Champions League -, per giunta dopo le cessioni di Zirkzee e Calafiori. Invece, Italiano ha costruito un capolavoro, coadiuvato alla grande da Giovanni Sartori, che raramente sbaglia quando c’è da comprare un calciatore.
guizzo vincente
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Bologna merita la Coppa, anche se a essere onesti la partita di Roma non è stato un bello spot per il calcio italiano. La gara non mi è piaciuta, i rossoblù hanno trovato il guizzo vincente con Dan Ndoye - giocatore importante, oltre che generoso -, ma altre volte in stagione mi avevano divertito di più. Ci sta, in una finale tutto diventa più complicato. Ma il Bologna il suo gol l’ha fatto, pur senza creare chissà che, e poi l’ha difeso bene. Nel mirino finisce, invece, inevitabilmente la prestazione del Milan. Che dire della squadra di Sergio Conceiçao? Se si eccettua qualche spunto di Rafa Leao nel primo tempo, i rossoneri non hanno fatto nulla, zero. Di occasioni vere, il Milan ne ha avuta una: all’inizio con quella carambola tra Beukema-Skorupski-Jovic. Poi praticamente niente. Quando è andato sotto, Conceiçao ha provato a mettere in campo più attaccanti possibile, ma Italiano ha imparato bene la lezione delle finali perse alla guida della Fiorentina e ha chiuso gli spazi in difesa, concedendo pochissimo all’avversario. Sparito Leao, gli unici sussulti sono arrivati da Chukwueze nel finale (sarebbe potuto entrare prima? Col senno di poi...). Troppo poco in una finale che arrivava dopo una stagione decisamente deludente.
poca personalità
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Nulla, però avviene per caso. Il Milan è drammaticamente senza un gioco collaudato. Per larga parte della partita, i difensori hanno continuato a palleggiare basso con Maignan, senza nessuno che si prendesse la responsabilità del lancio o della giocata. Ma si può condurre così una finale? A mio avviso no. E al di là di Conceiçao, va detto come i calciatori abbiano dimostrato ancora una volta di avere poca personalità. La sconfitta è la logica conseguenza. Ed è meritata, oltre ogni altro discorso, compreso quello arbitrale. Se si può fare un appunto a Mariani, è soprattutto sul recupero concesso nella ripresa. Sei minuti, ma dopo la rete del vantaggio del Bologna il gioco si è interrotto di continuo, come purtroppo succede troppo spesso nel calcio italiano. Per questo mi aspettavo assolutamente qualche minuto in più e invece... Ma qui andiamo su dettagli minori. Il ko in finale di Coppa Italia, invece, obbligherà il Milan a prendere decisioni molto più importanti. La società ha preso tempo in questi mesi, ma la sconfitta di Roma non lascia spazio a repliche, dopo un campionato molto deludente e l’eliminazione dalla Champions League per opera del Feyenoord, non esattamente il Barcellona. Il Milan non potrà essere questo anche l’anno prossimo, spero lo sappiano anche i suoi dirigenti.
coronamento
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A godere è dunque il Bologna, che dà continuità al “miracolo” sportivo della scorsa annata. Ma, in realtà, il termine miracolo non è nemmeno corretto. Perché quando lavori bene, raccogli semplicemente i frutti. Come abbiamo detto prima, la serata dell’Olimpico è solamente il coronamento dell’opera della società rossoblù, portata avanti almeno da due anni a questa parte. Prima di tutto con la scelta di alcuni giocatori (abbiamo parlato di Ndoye, ma anche se ieri non ha brillato particolarmente, quanto mi piace Orsolini...), poi con quella di Italiano per il dopo Motta. Non era facile, perché nell’idea di molti il 2023-24 del Bologna non era assolutamente replicabile, quasi fosse stato una pura casualità. E invece, eccoci qua. Con una coppa in più in bacheca, al termine di un campionato vissuto da mesi in alta quota e ancora da concludere. Complimenti davvero di cuore.