(di Antonella Brianda)
"Un'emozione, un'esperienza
autentica vissuta in maniera genuina, in cui è il tempo il lusso
più grande". Annalisa Cavalieri, giornalista e docente allo Iulm
di Milano, non ha dubbi: il concetto di lusso abbinato al mero
costo elevato di un prodotto o di un servizio offerto, non è il
vero lusso. Per scardinare questa idea fortemente radicata dello
sfarzo come ostentazione, che cresce e si alimenta sui social,
dove sono migliaia i video raffiguranti cene sontuose a base di
cibi strani e pregiati che ogni giorno, specialmente in Sardegna
e soprattutto d'estate, vengono postati e diffusi, Cavaleri ha
riunito chef stellati Michelin e professionisti del settore, dal
vino all'hotellerie, e insieme a loro ha messo le basi teoriche
per "riportare il lusso al suo vero significato".
Ha scelto la Gallura, terra che ospita la Costa Smeralda, e
il 7Pines Resort Sardinia di Baja Sardinia, per la sua tappa in
Sardegna degli eventi Luxury Food Talk, hub di riscrittura
semantica del concetto di lusso. Da qui, Annalisa Cavaleri ha
abbattuto lo stereotipo del lusso ostentato per arrivare invece
ad una definizione che parla di "esperienze esclusive",
fortemente radicate nel territorio. Un concetto che da tempo
viene applicato nel resort cinque stelle di Baja Sardinia
diretto da Vito Spalluto, che ha fatto del quite luxury il suo
mantra, sia per quanto riguarda l'ospitalità che per il cibo
proposto dagli chef Pasquale D'Ambrosio e Franco Pepe, che al
7Pines sono di casa con i loro piatti ricercati e legati alle
loro origini ma anche alla Sardegna.
"Ho identificato alcune parole chiave che definiscono i nuovi
luxury food: identità, creatività, storia, tradizione,
valorizzazione del territorio, etica, sostenibilità, plant
based, experience, accoglienza, collaborazione con il mondo
dell'arte e agli altri settori del lusso, apertura alle culture
dal mondo. Più parole chiave si trovano in un prodotto, in un
piatto, in un'attività di ristorazione, in un'esperienza e più
siamo vicini al concetto di nuovo lusso, e anche alla
costruzione di un brand solido e destinato a durare nel tempo",
ha spiegato Cavaleri.
"Il lusso deve essere ancorato al territorio, un lusso che
non copia e non delocalizza, ma che nella ristorazione usa anche
ingredienti umili per diventare tra le mani degli chef qualcosa
di eccezionale e unico - ha chiarito la docente - Questo in
molte imprese sarde del lusso avviene già, con chef che riescono
a portare la Sardegna in giro per il mondo".
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