(di Patrizia Vacalebri)
Da sempre considerati determinanti
per completare l'abbigliamento, cappelli, borse, scarpe, guanti,
bastoni, ombrelli, fazzoletti e ventagli non sono solo oggetti
d'uso che da secoli ci accompagnano nella nostra quotidianità,
ma sono anche oggetti che contribuiscono a definire lo status e
l'appartenenza sociale degli uomini e delle donne che li
indossano o che li utilizzano. Con un gioco di parole si
potrebbe dire che si tratta di oggetti di classe che servono
anche a segnare le differenze di classe all'interno della
società. Sono proprio gli accessori i protagonisti della mostra
"Complementi di moda tra uso quotidiano e identità sociale
1830-1930", a cura di Elisabetta Chiodini con Mariangela Agliati
Ruggia, che si svolgerà nella Pinacoteca cantonale Giovanni
Züst, Rancate/Mendrisio, in Svizzera, dal 19 ottobre al 22
febbraio 2026. Conferenza stampa il 16 ottobre.
Spesso associati al lusso e al potere, gli accessori di moda,
presi in oggetto nella mostra, grazie alle loro fogge ricercate
e alla preziosità dei materiali con cui sono realizzati,
sottolineano però anche l'irriducibile unicità dei loro
possessori. Attraverso un confronto con la loro rappresentazione
nelle opere d'arte dell'epoca, l'esposizione si propone di
illustrare la storia e l'evoluzione di diverse tipologie di
complementi di moda tra gli anni trenta dell'Ottocento e i primi
tre decenni del Novecento. Un arco di tempo che coincide in gran
parte con quello che, non a caso, è stato definito il "secolo
della borghesia" e che mostra come nel tempo i gusti di uomini e
donne cambino velocemente: così elementi considerati per secoli
"indispensabili" hanno talvolta perso un po' del loro charme. È
il caso del cappello, fino ad un recente passato l'accessorio
per eccellenza, oggi indossato molto meno frequentemente; o
ancora del ventaglio, utilizzato fin dai tempi degli antichi
Egizi per rinfrescarsi o allontanare gli insetti molesti,
oggetto popolare e regale insieme, che ha raggiunto l'apice del
successo durante il regno di Luigi XIV per poi perdere via via
il suo fascino fino a qualche estate fa quando inaspettatamente
è tornato di tendenza, diventando il più utile ed
"ecosostenibile" tra i must-haves. Al contrario, altri accessori
si sono trasformati in oggetti del desiderio solo nel corso
degli ultimi cento anni. Tra questi, scarpe e borse. Ad
importanti ritratti di rappresentanza, a vivaci scene di genere,
a manifesti pubblicitari, figurini, cataloghi di vendita e
riviste di moda, lungo il percorso espositivo fanno da
controcanto oggetti reali. Oggetti che non sono quasi mai
semplici manufatti d'uso quotidiano ma veri e propri testimoni
del gusto e della società del tempo.
Tra gli oltre 200 oggetti esposti figurano una sessantina di
dipinti e sculture provenienti da collezioni pubbliche e private
di autori sia di area ticinese che italiana, tra cui si
segnalano alcuni nomi celebri della storia dell'arte quali
Giacomo Balla, Giovanni Boldini, Telemaco Signorini, Mosè
Bianchi, Eliseo Sala, Vincenzo Cabianca, Vittorio Matteo Corcos,
Bernardino Pasta, Spartaco Vela, Filippo Franzoni, Adolfo
Feragutti Visconti e Luigi Rossi.
La mostra offre anche l'opportunità di approfondire la
produzione e la commercializzazione di alcuni di questi
manufatti. Grazie alla collaborazione del Centro di
dialettologia e di etnografia dello Stato e del Museo
Onsernonese di Loco, un focus è infatti posto sulla confezione
di cappelli, cestini e borse di paglia, un'attività tipica della
Val Onsernone, che esportava questi prodotti sui mercati
lombardi e piemontesi, ma anche in Germania e in Francia. La
mostra si chiude con la figura della stilista luganese Elsa
Barberis. Le forme moderne dei suoi abiti segnano infatti
l'inizio, dagli anni Quaranta, di una nuova stagione della moda
e degli accessori.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA