"Vi racconto il Wydad: tanta tecnica e un tifo incredibile, in A si salverebbe senza problemi"

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Hamadi, cresciuto nel Milan, è l'unico italiano del campionato marocchino: "Qua mancano i vivai, ma non la qualità. Tutto il Paese spera che vincano. Occhio a Zemraoui"

Matteo Nava

Giornalista

22 giugno - 08:36 - MILANO

Zakaria Hamadi è di Busto Arsizio ed è cresciuto nel Milan, poi ha lasciato l'Italia a 19 anni: Svizzera, Germania e ancora Svizzera. Infine, il Marocco. Oggi è l'unico italiano pronto a ricominciare la preparazione estiva verso la stagione 2025-2026 della Botola 1 Pro, la massima divisione del paese nordafricano, per il Mas di Fes: l'ex rossonero è senza dubbio il più adatto a delineare il profilo del Wydad di Casablanca - avversario della Juventus nella seconda giornata del Mondiale per Club, ma prima preferisce dare un quadro del calcio marocchino.

Prego.
​"È un campionato di tutto rispetto, ci sono principalmente giocatori locali e la qualità media tecnica è altissima, migliore anche di molte leghe europee. A livello tattico e mentale c’è invece carenza, perché il modo in cui crescono i calciatori non è lo stesso che si vede in Europa, non c’è la stessa formazione sia per quanto riguarda il campo che i fattori extra campo. La professionalità, per esempio, non è la stessa a cui ci si è ormai abituati nelle leghe top".

E il Wydad?
"È una squadra molto forte in Marocco e in vista del Mondiale per Club si è rafforzata con tanti giocatori presi ad hoc sia in Africa che al di fuori del continente. Quindi non è la stessa che noi abbiamo battuto sia all’andata che al ritorno... L’allenatore Benhachem è nuovo, ha fatto benissimo con il Zemamra, una squadra più piccola, ed è poco conosciuto ma bravissimo. Con tutto il rispetto per il Wydad, che ha una delle tre tifoserie migliori al mondo, a livello tecnico-tattico la Juve normalmente non dovrebbe però temerlo: per ritmo, preparazione ed esperienza, la Juve ha dimostrato contro l’Al Ain di essere molto in forma".

Zakaria Hamadi, 28 anni, laterale del Mas

Però nemmeno il Wydad non ha sfigurato al debutto...
"È vero, contro il Manchester City ha disputato un ottimo primo tempo e neanche io me lo sarei aspettato: ha avuto due tre occasioni da gol molto chiare. Poi la differenza tra il Wydad e squadre come la Juventus è proprio che i giocatori con esperienza top in Europa ti puniscono al momento giusto, una questione mentale e non tecnica. Fa la differenza quanto e quando riesci a essere decisivo, la differenza tra il calciatore che vale un milione e quello che vale 40. Vedendo i due esordi, sarà una bellissima partita. Attenzione, l’Al Ain non era una squadretta. Ecco il Wydad sarà motivato a palla".

Tra l’altro aveva un pubblico caldissimo allo stadio. È sempre così?
"È la bellezza del Marocco: sono sicuro che in quella tifoseria non ci fossero soltanto i sostenitori del Wydad, ma in generale marocchini appassionati di calcio. A differenza per esempio dell’Italia, quando una squadra di club rappresenta il Marocco in una competizione internazionale, riesce a legare tra loro anche i tifosi della altre squadre. Gioca il Wydad, ma è come se giocasse il Marocco. È un’opportunità in cui tutti si rispecchiano e se vince il Wydad ne beneficiano anche le altre partecipanti al campionato".

E i sette nuovi acquisti non sembrano aver creato problemi o incomprensioni in campo.
"Sì, il club ha voluto fare il pieno di esperienza internazionale e molti nemmeno parlano la stessa lingua. È stata proprio la strategia per questo Mondiale, essendosi peraltro trovato a cambiare allenatore a stagione in corso, quando la dirigenza ha scelto Benhachem al posto di Mokwena che aveva vinto tutto con il Mamelodi Sundowns e di fatto è un po’ il Guardiola del calcio africano, preso in teoria proprio in vista di questo torneo. Però poi hanno avuto il coraggio di cambiare i piani e di scommettere su un allenatore marocchino in ascesa. Ripeto, il primo tempo contro il Manchester City mi ha davvero sbalordito e io sono 'matto' di un ragazzo in particolare...".

Ovvero?
"È Zemraoui, centrocampista di una qualità impressionante, ancora molto giovane e destinato secondo me a fare il salto in Europa come numero 8 in mezzo al campo".

Ce lo segniamo. Ora domanda trabocchetto: in Serie A come si piazzerebbe il Wydad?
"Eh, è una domanda curiosa perché ci sono così tante sfaccettature... Il Wydad gioca un calcio diverso rispetto a quello italiano e quando sono arrivato qua, da ignorante, avevo la presunzione di pensare che il livello fosse più basso rispetto a dove avevo giocato in precedenza. In realtà mi sono dovuto ricredere: è il livello più alto in cui abbia mai giocato, per distacco. Tornando alla domanda, direi che in Serie A sarebbe una squadra di medio-bassa classifica, una squadra che si salva ma con relativa tranquillità. Come il Cagliari, forse. Ripeto; qualità molto alta, professionalità... diversa".

Manchester City's Brazilian midfielder #26 Savinho (L) fights for the ball with WAC Casablanca's Dutch forward #08 Mohamed Rayhi during the FIFA Club World Cup 2025 Group G football match between England's Manchester City and Morocco's Wydad AC at the Lincoln Financial Field stadium in Philadelphia on June 18, 2025. (Photo by CHARLY TRIBALLEAU / AFP)

Questo doppio lato della medaglia si può spiegare con un paese in cui i ragazzini crescono ancora con il calcio da strada e poi però non hanno settori giovanili sufficientemente attrezzati per coltivare il loro talento?
"Sono assolutamente d’accordo. Come talento e tecnica i ragazzini marocchini non hanno niente da invidiare a quelli europei. Non basta, però. Molte cose infatti le comprendi se le 'mastichi' da quando sei ragazzino: ho avuto la fortuna di giocare tanti anni in ottimi vivai e in campo vedo o eseguo cose che alcuni compagni faticano a fare. Però alcuni giocatori che ho visto qua in Marocco mi hanno fatto pensare: 'Ma cosa ci fa qua, lui, così forte?'.

Hamadi, invece, come ci è arrivato a giocare in Marocco?
"Ho trovato quest’opportunità anche incoraggiato da mio padre: sottovalutavo questo campionato perché sottovalutavo il livello e temevo la distanza da casa. Invece, dopo tre anni, se avessi rifiutato mi starei mangiando le mani: ho l’opportunità di esprimermi in una massima serie mediatizzata dal punto di vista televisivo, di giocare su palcoscenici che mai avrei immaginato né potuto vivere se fossi rimasto in Europa. Qua ti senti davvero calciatore e a 23 anni questa sensazione un po’ l’avevo persa. Ti senti proprio in dovere di rappresentare una realtà che potrebbe condizionare la tua quotidianità. Non è soltanto che giochi, fai quel che fai, e poi torni a casa".

Zakaria Hamadi ai tempi del Milan

Tra i tantissimi calciatori incrociati in carriera c'è Manuel Locatelli, oggi capitano della Juventus. Si aspettava una carriera simile?
"Con Manu ho condiviso tanto: non ho fatto solo il settore giovanile del Milan, ma ho mosso anche i primi calci all’Atalanta, siamo entrambi classe 1998. Sin da piccolino aveva una qualità tale che si capiva che sarebbe arrivato. Addirittura lo chiamavamo 'Zizou'! Aveva le stesse movenze di adesso e nessuno ha mai messo in dubbio il suo potenziale. Ha avuto qualche anno difficile, ma credo che questo sia il calcio: le prestazioni non possono essere sempre al massimo tra aspetto fisico e psicologico. Poi sappiamo bene che è più facile giudicare qualcuno piuttosto che emularlo e fare come lui".

Sente ancora qualche ex milanista?
"Abbiamo un gruppo: il famoso gruppo del ’98, fortissimo. Molti ancora giocano ad altissimo livello. Gigio Donnarumma aveva un anno in meno a saliva spesso con noi, poi avevamo Gabbia in difesa, Locatelli in mezzo al campo, Bellanova, Pobega, Curto, Cutrone. Ne avevamo tanti e molti altri sono finiti in Serie D seppure fortissimi. Ma il più forte non l’ho incrociato in Italia...".

Proviamo a indovinare: Omar Marmoush?
"Esatto! Nell’Under 23 del Wolfsburg. L’ho conosciuto in un momento particolare, perché quando l’ho incontrato era in difficoltà perché non giocava. Il calcio è di tutti, non è uno sport individuale, e devi sottostare a delle decisioni altrui. Il nostro allenatore non lo reputava all’altezza, non lo convocava: lui ha avuto un exploit solo perché le due punte titolari si erano infortunate. Ora lui è al Manchester City e i due che giocavano al suo posto sono in Ungheria e in seconda divisione sudcoreana".

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