Domani contro la formazione di Grosso i campioni sono pronti a giocare con i Fantastici 4 a centrocampo: Anguissa, De Bruyne, Lobotka e McTominay
Un giorno, e neanche poi così tanto tempo fa, sarebbe stato persino surreale immaginarseli in allegra compagnia: ma poi, potere della fantascienza e dalla tecnica, avendo intuito che il calcio si gioca con i piedi e però anche con il cervello, uscendo dagli equivoci e infilandosi in un Progetto, Aurelio De Laurentiis ha rotto gli indugi e alzando il tetto delle proprie visioni è arrivato in una dimensione onirica. Cerano una volta i Fab Four, e adesso ci sono ancora, e non c'è bisogno di stropicciarsi gli occhi, perché basta aspettare con pazienza Sassuolo-Napoli per accorgersi che è tutto vero: prendete tutti assieme (in ordine alfabetico) Anguissa, De Bruyne, Lobotka e McTominay, provate a lasciarli ondeggiare e poi smettetela di chiedervi quanto siano forti e dove possano arrivare, se non nell'infinito.
Conte dixit
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Il tridente, per il momento, va in soffitta, perché senza Anguissa non si può giocare: e quindi, almeno così pare, 4-1-4-1, standosene sulla via Lattea, dove arriva l'eco delle frasi di Conte del 13 luglio del 2024. "La coppia Anguissa-Lobotka penso sia una delle più forti in assoluto". In Italia, con moderazione parlando. Però adesso il Napoli se ne andrà in giro per il Mondo, avrà la Champions League e poi la Supercoppa, e l'addizione (Anguissa-Lobotka più McTominay-De Bruyne) trascina in una sezione favolistica di questo ciclo aperto con la soffice eleganza di talenti esagerati, uomini che fai fatica a capire se giochino principalmente con il destro o con il sinistro e che usano sempre la testa.
La fusione
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Le quattro stelle sono sparse in quella terra di qualcuno che è la loro, di chi ha atletismo ed eleganza, illuminazione e sensibilità tecnica, padronanza del palleggio e dei tempi di inserimento e l'unico (vero) problema lo dovrà "sopportare" Conte nel trovare la fusione giusta. In un anno, anche meno, il mondo è cambiato, capovolgendosi, con la leva delle intuizioni che appartengono a Giovanni Manna e con quella della lungimiranza di De Laurentiis, autoesclusosi dalle competenze più profonde del calcio per riappropriarsi del ruolo di manager che indirizza, orienta e alimenta il progetto. In quel cerchio del centrocampo, volendo semplicemente banalizzare attraverso letture economiche, ci stanno una ottantina di milioni di investimenti (i 15 per Anguissa, i 20 di Lobotka, il "cadeau" a 30,5 per McTominay, il bonus di dieci alla firma per arrivare sino a De Bruyne) a cui poi andrebbero sommati gli ingaggi che star di questo livello meritano e che fanno altri 15 netti annui. Ma i soldi non sono tutto, né in euro e né in sterline, e le ragioni del calcio o anche del cuore hanno lasciato evolvere l'Idea rapidamente: a Verona, la prima della stagione scorsa, quella del quarto scudetto, c'erano soltanto Anguissa e Lobotka; McTominay stava in embrione e l'idea De Bruyne, almeno allora, poteva semplicemente rappresentare la visione scomposta di un mitomane. Mentre adesso, quando Napoli non vede l'ora che si ricominci, i Fab Four formano una plastica rappresentazione favolistica che induce a lasciarsi andare: destinazione sogno.