L'economista Messori disegna l'ipotesi che si ''potrebbe arrivare a formare un nucleo di controllo potenziale attraverso un'alleanza strategica con il gruppo Caltagirone ed eredi Del Vecchio''.

14 maggio 2025 | 15.00
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Dire addio a Banco Bpm e Commerz per puntare tutto su Generali. In qualche ambiente finanziario è circolata come indiscrezione, poi come semplice ipotesi. Fonti a conoscenza del dossier l'hanno definita "fantafinanza", qualcuno si è invece mostrato più cauto. Andrea Orcel nel corso della presentazione dei conti ha chiuso: "Quella nel Leone è una partecipazione finanziaria". Fine dei giochi. "È una questione estremamente complessa", spiega all'Adnkronos Marcello Messori, economista dell'Istituto Universitario Europeo ed ex presidente di Ferrovie dello Stato, "anche perché - prosegue l'economista - un conto è un'offerta secca su Generali Assicurazioni, un altro conto è arrivare a formare un nucleo di controllo potenziale attraverso un'alleanza strategica con il gruppo Caltagirone ed eredi Del Vecchio", dice Messori che spiega i nodi della questione: "Unicredit - dice - detiene oggi una partecipazione significativa, ma comunque di ampia minoranza, in Generali: ufficialmente, la sua quota non supera di molto il 6%". Come è noto, aggiunge l'economista, "si sta discutendo di una possibile ristrutturazione dell'assetto proprietario di Generali, legata all’eventuale successo dell’offerta pubblica di scambio tra Mediobanca e Banca Generali. Le incognite, però, sono numerose", aggiunge.
Nel caso in cui l’operazione andasse in porto, spiega ancora, "Generali si troverebbe a detenere una quota di azioni proprie pari a circa il 6,5%, proveniente dalla parte di Banca Generali che Mediobanca trasferirebbe come copertura per acquisirne il 50,1%. Sembra anche che sia prevista una clausola di vincolo sulla movimentazione di queste azioni proprie, contenuta proprio nell'offerta pubblica di scambio", prosegue ancora il professore. Come si può intuire, aggiunge, le variabili sono davvero molte, e lo scenario cambierà radicalmente a seconda dell'esito di questa operazione da parte di Mediobanca. "Va inoltre sottolineato - spiega il professore - che la manovra di Mediobanca è strettamente collegata — e al tempo stesso incide — sull’ Ops (offerta pubblica di scambio) di Monte dei Paschi su Mediobanca. Gli intrecci tra queste operazioni sono fittissimi, e rendono il quadro ancora più articolato".
Tra i principali azionisti di Monte dei Paschi, Mediobanca e Generali ci sono soggetti comuni, in particolare il gruppo Caltagirone e il gruppo degli Eredi Del Vecchio. "L’eventuale coinvolgimento di Unicredit - dice Messori - è legato a molteplici variabili e a possibili alleanze proprio con questi due gruppi, presenti lungo tutta la filiera". Una cosa è un'offerta lanciata da Piazza Gae Aulenti su Generali, "un altro conto - dice Messori - l’eventuale trasferimento delle azioni proprie (pari al 6,5%) a Unicredit, che così arriverebbe a detenere circa il 13% di Generali, avvicinandosi alle partecipazioni di Caltagirone e degli Eredi Del Vecchio. In tal caso, si creerebbe un nucleo di controllo potenziale che potrebbe toccare complessivamente anche il 30-40%, a seconda delle mosse di ciascuno. Ma questo non significherebbe che Unicredit stia acquisendo Generali: si tratterebbe piuttosto di un'alleanza, di un assetto condiviso", sottolinea.
Previsioni affidabili non possono essere fatti, i fatti cambiano ogni giorno. Ma sull'offerta secca di Unicredit su Bpm i dubbi sembrano essere davvero tanti. Dice all'Adnkronos Fabio Caldato, portfolio manager di AcomeA Sgr: "Nonostante la recente fluidità e i colpi di scena sul sistema bancario e finanziario italiano, ritengo difficile un’operazione che preveda la totalità delle Assicurazioni Generali come target, sottolinea. "Tale deal, infatti, risulta ostacolato dalla dimensione (l’attuale capitalizzazione è pari a 53 miliardi di euro e un’Opa a premio non passerebbe sotto i 60/65) e dagli equilibri politici e di sistema in gioco", afferma. "Aggiugo un ulteriore aspetto", continua. "Premesse e ribadite qualità e prospettive delle Generali, i multipli attuali non sono certamente a sconto. Unicredit quindi dovrebbe nell’ordine: superare ogni scoglio politico, esporsi per una cifra enorme, pagare un multiplo, se non elevato, almeno caro", spiega l'analista. Insomma, l'assalto al fortino di Generali - ammesso che si voglia assaltare - sembra essere davvero una missione difficile. (di Andrea Persili)
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