Dopo Roland Garros e Wimbledon, l'azzurro e lo spagnolo si giocano il titolo degli Us Open e il primo posto nel ranking: mai come oggi due campioni si giocano il tennis in questo modo
Lorenzo Topello
6 settembre - 12:14 - MILANO
Comunque vada, la storia è già stata assaltata a suon di servizi a 230 all’ora e rovesci lungolinea. Una mela ispirò le idee dei Beatles e Steve Jobs, la Grande Mela invece segnerà un capitolo leggendario per il nostro tennis: a New York si giocherà la finale consecutiva numero tre tra i più forti del momento. I soliti noti, Jannik e Carlos: nessuno come loro. Perché non si è mai vista la stessa finale Slam, nello stesso anno, per tre volte di fila.
DUOPOLIO
—
Troppo esuberanti rispetto al resto del circuito, i numeri 1 e 2 del mondo. L’ultima concreta minaccia rispetto al duopolio italo-iberico ha provato a lanciarla Djokovic in conferenza, prima della semifinale con Alcaraz: “Proverò a rovinare i piani di chi si aspetta un’altra finale tra loro due”. Salvo poi capitolare in tre set, prendendosi comunque strameritati applausi. E riconoscere, in conferenza stampa: “Ho perso tre degli ultimi quattro Slam in semifinale contro questi ragazzi, perché sono semplicemente troppo forti, giocano a un livello altissimo”. Già: non c’è un terzo incomodo. Non ci sono Zverev, Fritz, Draper o i ragazzi della Next Gen. Almeno per ora, arginare il duopolio è una mission impossible per chiunque.
LA “BELLA”
—
Terza finale Slam di seguito, dunque, che mette in palio anche il primo posto nel ranking: a Parigi, tra i rimpianti di Sinner per quei tre maledetti match point, ha trionfato Alcaraz. A Wimbledon l’altoatesino si è rifatto con gli interessi rimontando dopo il primo set perso. Ora si gioca la “bella”. Sul cemento che è la superficie preferita dell’azzurro, ma anche quella che ha dato la prima gioia allo spagnolo, nel 2022, quando tra l’altro superò anche Jannik lungo il percorso: erano i quarti di finale, anche lì si era materializzato un rimpianto chiamato match point per Sinner. Sono passati tre anni, sembra il Medioevo: nel 2022 volevano assaltare il trono di Djokovic, oggi ne hanno costruito uno tutto per loro e la linea di successione è un ranking divenuto, per entrambi, a cinque cifre. Irraggiungibile per chiunque, addirittura quasi doppio rispetto a Zverev che sarebbe terzo in classifica ma pare un puntino in lontananza nonostante la stazza di due metri.
MEGLIO DELLE LEGGENDE
—
Nemmeno i mostri sacri del tennis, quelli che hanno originato le rivalità più iconiche nell’ultimo ventennio, non sono mai riusciti a dare così tanta continuità ai loro incontri in finale. O almeno, non in una stagione. Nadal e Djokovic si incrociarono per la bellezza di quattro finali Slam consecutive. Ma due si giocarono nel 2011 (Wimbledon e Us Open, doppia vittoria del serbo) e altrettante nel 2012 (Australian Open, portato a casa da Nole, e il Roland Garros alzato da Nadal). Federer e Nadal invece si erano fermati a due: era accaduto nel 2006, 2007 e 2008 fra Roland Garros e Wimbledon, i giardini di casa di uno e dell’altro. Nei primi due anni la corona si era spartita senza troppi sussulti, seguendo la specialità della casa di entrambi: a Parigi vinceva Nadal, a Londra sorrideva Federer. Nel 2008 una delle finali più iconiche sui sacri prati inglesi, contraddistinta dal colpaccio dello spagnolo al quinto set. Che chiuse il double col “solito” Roland Garros vinto un mese prima. Ultime due coppie? Djokovic e Federer, due finali di fila nel 2015 (Wimbledon e Us Open, doppio trionfo serbo), e ancora Djokovic ma contro Andy Murray, nel 2016. Anche in questo caso, fra Melbourne e Parigi, vinse ancora Nole.