Tennis, nessuno al mondo come l'Italia: siamo a un passo da tutte le Finals

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Le classifiche vedono gli azzurri nelle prime otto posizioni in singolo e doppio maschile e femminile: non ci sono altri Paesi che possono eguagliarci

Riccardo Crivelli

Giornalista

14 ottobre - 08:35 - MILANO

Azzurro. Come il treno dei desideri del tennis italiano, che di certo non va all’incontrario ed anzi tira sempre dritto con una velocità e un’energia che gli altri si sognano. Un anno fa, di questi tempi, ci sembrava di vivere in una nuvola di felicità: Sinner in singolare, Bolelli/Vavassori ed Errani/Paolini in doppio erano già qualificati per le Finals, con Jasmine che attendeva solo l’aritmetica per staccare anche il biglietto individuale, come poi le riuscì. Un risultato da superpotenza: non era mai accaduto infatti che l’Italia mandasse i suoi giocatori in tutti i tornei delle Finals. Anzi, per quasi cinquant’anni il torneo dei Maestri aveva rappresentato quasi un miraggio, regalandoci pochissime soddisfazioni anche nelle occasioni in cui qualcuno dei nostri campioni si era garantito il viaggio in paradiso.

sempre più in alto

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Ma come quella famosa pubblicità di fine Anni 70, il prolungato momento d’estasi del nostro movimento riesce a spingersi sempre più in alto. E così ci siamo costruiti la possibilità di qualificarci di nuovo in tutte le specialità con giocatori tutti nostrani, un’impresa che nessun altro paese può eguagliare: la Russia (Rublev, Medvedev e Khachanov sono virtualmente ancora in corsa in singolare) non ha un doppio maschile, gli Stati Uniti uno femminile. Stavolta, poi, potremmo aggiungerci un altro record, tra gli uomini: ovvero portare al Masters non uno (Sinner è già dentro da tempo) ma due titolari. Musetti, infatti, al momento è ottavo, con 535 punti di vantaggio sul canadese Auger-Aliassime, decimo (il nono, Draper, è out fino al termine della stagione): tra Bruxelles questa settimana, Vienna la prossima e poi l’ultimo Masters 1000 di stagione a Parigi-Bercy (che si sposta alla Defense) sarà uno sprint all’ultimo respiro. Muso, tuttavia, si meriterebbe il premio al culmine della stagione della definitiva maturazione: ormai è un solido top ten, ha giocato la finale a Montecarlo e le semifinali a Madrid e Roma, mentre i quarti di finale agli Us Open hanno dimostrato che il suo meraviglioso e variegato talento può esprimersi alla grande anche sul veloce. In realtà, Torino ebbe l’opportunità di ammirare due italiani alle Finals già nel 2021, alla prima edizione ospitata: Berrettini si qualificò di diritto, ma si lacerò gli addominali nel match inaugurale con Zverev e gli subentrò la prima riserva, che era Sinner. Ora Jannik è diventato il Maestro: si presenterà al torneo da campione in carica, non più numero uno del mondo a causa dei tre mesi di stop in primavera per il caso Clostebol, ma con numeri che restano leggendari: quattro finali Slam nel 2025, bagnate dal bis in Australia e dallo storico trionfo a Wimbledon, il primo per un azzurro, senza contare che al Roland Garros si arrese ad Alcaraz dopo aver mancato tre match point. Il Masters, da questo punto di vista, rappresenterà la resa dei conti con il grande rivale spagnolo con cui si è spartito, per la seconda stagione di fila, tutti i Major: chi dovesse vincerlo, sarebbe il migliore dell’anno a prescindere dalla classifica.

certezze e speranze

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Sarà un novembre caldissimo, insomma, e a Torino, sempre di più, servirebbero due palazzetti per accogliere le richieste di biglietti, praticamente già esauriti. Ancora una volta a Sinner (e speriamo a Musetti) proveranno a fare da corona Bolelli e Vavassori (che a Torino ci è nato), come un anno fa: la loro stagione era cominciata con una splendida finale agli Australian Open a gennaio, seppur persa contro Heliovaara e Patten, ed è proseguita ad altissimo livello fino all’estate inoltrata, con quattro successi complessivi (l’ultimo a fine luglio a Washington). Ora sono in una fase di leggero ripiegamento, ma restano settimi nella Race e possiedono l’impianto tecnico e l’armonia per ripartire con l’accelerata decisiva. Quella che tra Cina (a Ningbo) e Giappone (eventualmente a Tokyo) proverà a regalarsi pure Jasmine Paolini, in lotta con Andreeva e Rybakina per gli ultimi due posti in singolare alle Finals di Riad, la settimana prima di Torino. Se lo meriterebbe, perché dopo l’esplosione del 2024 è stata capace di confermarsi nonostante la pressione delle nuove aspettative da assecondare e addirittura tre cambi in panchina durante l’anno, da Furlan a Marc Lopez e poi a Gaio. Il filo tecnico, tuttavia, non è mai stato smarrito anche grazie ai suggerimenti di Sara Errani, amica e consigliera non solo sul campo, dove il loro doppio si è confermato nell’empireo. Sarita e Jas, campionesse di Roma e soprattutto del Roland Garros in una delle giornate più esaltanti di sempre per il nostro tennis, stanno dominando la Race di specialità e dunque a Riad si presenteranno da favorite. Un anno fa, nel round robin, vinsero un match e ne persero due, fallendo la qualificazione alle semifinali. Ecco perché sale la voglia di scrivere un’altra pagina di storia. Magie d’Italia.

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