Matteo Corsini
2 maggio - 08:49 - MILANO
Vi siete mai chiesti come vengono prodotte le targhe delle nostre auto e moto? Ecco come nascono e come funziona la configurazione alfanumerica
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La targa italiana
Ogni Paese al mondo ha la propria targa automobilistica, e l'Italia non fa certo eccezione. Un rettangolo bianco con bordi blu, da 36 x 11 cm all'anteriore e 52 x 11 cm al posteriore, che riporta una sigla alfanumerica composta da quattro lettere e tre numeri. L'attuale formato risale al 25 maggio 1994, con l'emissione della targa AA 001 AA, mentre le bande blu alle estremità sono arrivate nel gennaio del 1999, per l'omologazione allo standard europeo. A sinistra, come ogni altro stato della Ue, viene riportata la sigla identificativa nazionale, nel caso dell'Italia la "I". In sua assenza, sarebbe infatti necessario applicare un adesivo sulla carrozzeria riportante la sigla, come avviene ad esempio nel caso della Svizzera e della Gran Bretagna. A destra, invece, viene lasciato spazio a due elementi adesivi opzionali, uno riportante l'anno di immatricolazione e l'altro la provincia. La progressione delle sigle alfanumeriche è costante, e agli attuali ritmi sarebbe sufficiente a coprire le esigenze del parco circolante almeno fino al 2080. Fanno eccezione alcune lettere escluse per una maggiore leggibilità, come la "I" e la "Q", oltre che sigle come "EE" per non creare omonimie con le targhe riservate agli escursionisti esteri. Stando alle attuali logiche, l'ultima targa sarà "WZ 999 ZZ". Nel caso delle targhe motociclistiche, a esclusione della targa dei ciclomotori, il formato previsto dallo Stato è quello di una lastra quadrata da 17,7 x 17,7 centimetri, con due lettere e cinque numeri. I ciclomotori, infine, dal 2006 montano targhe da 14,2 x 12,2 centimetri, sprovviste di bande azzurre laterali e identificate da una combinazione alfanumerica di sei caratteri.
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