Talento alla Yao Ming o mossa commerciale? Dietro la scelta di Yang, l'enigma cinese del draft

Vent'anni, All Star del campionato cinese nelle ultime due stagioni, lungo di 2.18 con buona tecnica e buona mobilità, era pronosticato al massimo al secondo giro e invece Portland ha sorpreso tutti chiamandolo alla 16. Come mai? 

E questo da dove è saltato fuori? Ce lo siamo chiesto tutti quando abbiamo visto quel ragazzo cinese lungo lungo sentire il suo nome scandito da Adam Silver, il Commissioner Nba, con la chiamata numero 16 del Draft Nba, selezione dei Portland Trail Blazers. Yang Hansen, di lui stiamo parlando, era seduto tra il pubblico al Barclays Center di Brooklyn. Si è goduto l’applauso delle gente, di fianco – sì, era proprio lui quello nominato, del resto è difficile camuffarsi tra il pubblico se sei alto 218 centimetri e oltretutto ti sei vestito tutto di bianco tipo gelataio – ha imboccato le scale con quelle gambe infinite, attento a non inciampare, ed è arrivato con calma sul palco da Silver da sorpresa della serata, forse da intruso, addirittura. Era immaginato scelta di secondo giro, del giorno dopo. Da lui stesso. I prospetti top 20 nella Green Room a fare i fenomeni a favore di telecamera, pose e sorrisi, aspettative e la gioia di una notte indimenticabile, quella in cui diventi milionario. Lui no, non sembrava entrarci nulla. Troppo presto, il copione delle comparse prevedeva l’entrata in scena tra ulteriori 24 ore e invece tutto d’un tratto… La catenona tamarra al collo ha rassicurato tanti: conosce lo “stile” Nba, non ha sbagliato indirizzo, dopotutto. Ma Portland ha sbagliato chiamata? Oppure il cinese formato extra large è davvero talento da copertina, da palcoscenico da prima serata di New York?