Springboks nel futuro: a 21 anni tocca a Porthen. Da fan di Kolisi a titolare. E punta l'Italia

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Il giovane pilone sudafricano lanciato dal c.t. Erasmus contro il Giappone dopo appena 9 presenze da professionista. Sabato la Francia, poi a Torino... Ex capitano dell'Under 20, è cresciuto nel programma per lo sviluppo dei giocatori Èlite

Roberto Parretta

3 novembre - 12:21 - MILANO

C’è una foto che ha girato sui social e nel web al termine del vittorioso match di sabato scorso degli Springboks sul Giappone (61-7) a Wembley. Si vede un ragazzino rasato in braccio a un giovane Siya Kolisi, entrambi hanno la maglia degli Stormers. Una foto scattata 13 anni fa che i due hanno replicato nello spogliatoio di Wembley, solo che in questa Kolisi è diventato nel frattempo l’indiscusso capitano degli Springboks che ha alzato al cielo per due volte di fila la Coppa del Mondo, mentre il piccolo tifoso è appena diventato il più giovane pilone a esordire con la maglia degli Springboks nell’era moderna: è Zachary Porten.

meglio titolare

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A 21 anni, l’ex capitano degli Springbok Junior ha appena “realizzato un sogno”, anche se pensa già al successivo: “restare in questa squadra il più a lungo possibile”. Entrato in gruppo proprio nella settimana che portava al test con il Giappone, Porthen è stato accolto con grande accortezza nel gruppo dei bicampioni del mondo in carica. “Si è giocato a un ritmo altissimo, esattamente come pensavo, ma sentivo la fiducia dei compagni che mi stavano intorno. Durante la settimana mi hanno ricordato che se qualcosa va storto è una questione di squadra e mi hanno detto: 'Zac, non preoccuparti, ti copriamo le spalle’. “Penso di aver fatto bene. Ovviamente ho molto da imparare, ma ci sono anche cose di cui posso essere orgoglioso. Detto questo, tornerò alla videoanalisi e imparerò. Ho già parlato con coach Daan e mi ha detto che ci sono un paio di cose che dobbiamo ancora approfondire”. Il coach sarebbe Daan Human, il guru della mischia al quale si è affidato il c.t. Rassie Erasmus. Che, sebbene Porthen, passato da Western Province agli Stormers, conti appena 9 presenze complessive tra i professionisti, seguendo il metodo di Erasmus, ha deciso che l’occasione con il Giappone fosse quella giusta per lanciarlo addirittura come titolare, anche perché protetto dalla solidità ed esperienza della panchina. “Se sei in panchina e aspetti di esordire - aveva detto il c.t. - è più facile sentirsi sopraffatti e consumati dal nervosismo”. Il mitico Ollie le Roux, quando esordì nel 1994, quindi ancora nell’era del dilettantismo, era appena più giovane, mentre Frans Malherbe, che poi avrebbe vinto due Mondiali, ne aveva uno in più quando esordì nel 2013.

scuola

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Porthen ora mette nel mirino le prossime sfide del tour: Francia (sabato), Italia (15 novembre), Irlanda (22 novembre) e Galles (29 novembre). “Affronterò le cose - dice- un passo alla volta, giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento e farò esattamente ciò che gli allenatori si aspettano da me. Se Rassie dice a Zac di fare questo, io farò esattamente quello”. L’esordio però lo ha stupido: “Non pensavo che sarebbe arrivato così in fretta. Avevo l’idea di dovermi affermare stabilmente negli Stormers e che in 4-5 anni sarei arrivato qui. Ma evidentemente dio aveva altri piani…”. Zac Porthen ha iniziato a giocare con la scuola e con i Wynberg Boys di Città del Capo, è stato il capitano degli Springboks Junior e nel 2024 con la Currie Cup giocata con Western Province ha fatto il suo debutto tra i professionisti. “Ha iniziato a giocare in prima squadra in terza media”, racconta Justin van Winkel, allenatore di rugby dell'ex liceo di Porthen. “I selezionatori e gli osservatori sudafricani chiedevano informazioni sui giocatori, noi abbiamo inviato filmati e statistiche e loro ci hanno risposto che era classificato come il miglior pilone del paese. Se sei alto 190 centimetri e pesi 125 kg e sai correre e muoverti così e hai delle capacità, capisci che è destinato a grandi traguardi. E oggi con il sistema che seguiamo in Sudafrica, sappiamo che anche ragazzi giovanissimi possono emergere, che gli Springboks possono fidarsi e non c’è bisogno di tenereli in gruppo due anni a guardare prima di farli giocare".

Èlite

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Porthen, infatti, fa parte dell'Elite Player Development Programme federale, destinato a grandi risultati fin da adolescente e al quale sono stati messi a disposizione mezzi di livello mondiale: è anche questo che permette a Erasmus di lanciare un pilone destro così giovane. Oltre a un ragionamento ben ponderato, come d’altronde ci si aspetta nel suo caso da un grande manager: “Innanzi tutto lo abbiamo messo accanto a giocatori di grande esperienza come Ox Nche e Malcolm Marx, poi c’erano tra i 23 tanti suoi compagni di squadra”. E se il frutto è pronto, come nel caso di Porthen, perché aspettare?

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