Nel 2011-12 l'allenatore della Roma guidò la squadra per 3 mesi: quattro sconfitte e un pareggio. Moratti lo esonerò dopo il ko contro il Novara. E in difesa, quel giorno, c'era l'attuale tecnico nerazzurro
Lo schiaffò più forte glielo rifilò Fiorello, uno che di solito lo faceva ridere. Quel pomeriggio di 14 anni fa lo fece arrabbiare. Storia da rispolverare. Gian Piero Gasperini aveva appena perso 4-3 contro il Palermo alla prima di campionato con l'Inter. Il tutto dopo aver già lasciato andare la Supercoppa verso Milanello. Due gol di Miccoli, uno di Hernandez, un altro di Pinilla. Serata storta, cupa, come il rientro a casa il giorno dopo, quando il Gasp accese la tv e si ritrovò Fiorello che lo prendeva in giro. “Era il mio idolo – racconterà anni dopo -, mi fece passare per uno che non capiva niente”. Uno che non conosceva Pazzini e che si era dimenticato di Zarate, arrivato come rimpiazzo dopo aver trattato Sanchez, Lavezzi e Tevez. “Ero disposto a dare spazio ai giovani, ma arrivarono Maurito e Forlan”. Sabato ritroverà i nerazzurri con la Roma, e di fronte a lui ci sarà quel Cristian Chivu che giochicchiava nella sua difesa a tre.
i 90 giorni di gasperini
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Fiorello si divertiva coi suoi sketch su YouTube. Non c’era Instagram, non c’erano i reel. C’erano i video su Facebook e le imitazioni su internet. Fiorello prese di mira il Gasp dopo due sconfitte di fila e frizioni legate al modulo. Planò su Appiano per far virare la squadra nella stessa direzione: tre difensori – tra cui Chivu, oggi allenatore dell’Inter -, due esterni a tutta fascia, due centrocampisti, tre punte mobili, Pazzini davanti. "Deve giocare, può fare una montagna di gol". Lo conosceva bene, ma il gruppo non era pronto all’innovazione. “Non ci siamo trovati con la società. Né sulle idee di gioco, né riguardo la valutazione di alcuni singoli”. Moratti gli assicurò che Eto’o sarebbe rimasto, ma la punta del Triplete annusò l’aria e virò su Machackala, Russia meridionale, città turbolenta scandita tra un El Dorado tutto pallonaro e il rischio terrorismo, coi giocatori sotto scorta e i portafogli pieni. L’Inter prese Jonathan, Ricky Alvarez, Castaignos, Forlan e Zarate. Alla prima uscita ufficiale perse la Supercoppa contro il Milan: 2-1 a Pechino. Alla seconda, invece, crollò al Barberà col Palermo. La terza andò anche peggio: il signor Ondrej Celustka, ceco di Zlin, carneade come tanti tra le fila del Trabzonspor, trafisse i cuori interisti alla prima in Champions. Lì Gasperini giocò con la difesa a quattro: “Andai a morire con le idee altrui. È il mio unico rimpianto”. Chivu saltò la gara per infortunio.
quel 3-1 dal novara
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Chivu se ne stava zitto zitto in difesa, col suo caschetto nero e i soliti problemi fisici di fine carriera. Alla corte del Gasp giocò due partite: la prima in Supercoppa, da terzino sinistro, l’ultima contro il Novara, in una notte di vecchi fantasmi. Il più spaventoso ha il sorriso beffardo di Marco di Rigoni. Il centrocampista rifilò due reti a Julio Cesar e regalò a Tesser una notte da leone: era il 21 settembre 2011. Il primo successo del Novara in Serie A dopo 55 anni. La peggior partenza dell’Inter in campionato dopo novanta (due sconfitte e un pareggio contro la Roma). Chivu, centrale di una difesa a tre completata da Ranocchia e Lucio, tornò ad Appiano con un 4 in pagella: “Subito un retropassaggio-assist. Già ammonito, è risparmiato da Bergonzi, forse impietosito dal declino di un ex bravo difensore”. Stesso voto per Gasperini: “Non puoi chiedere a Bocelli di cantare come Snoop Dogg. Se lo fai, lo show diventa una farsa. Questa Inter sta al 3-4-3 come il formaggio sul pesce. Game over”. E così sarà. Moratti ascoltò i tifosi. “Non credo che il problema sia il feeling con i giocatori – disse l’ex presidente nerazzurro -, la sua è una situazione difficile”.
gasp e ranieri
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L’Inter lo esonerò alle 19.15. Intorno alle 21.15 comunicò l’arrivo di Claudio Ranieri, a sua volta mandato via alla 29esima giornata dopo aver perso 2-0 con la Juve. Per lui qualche bella vittoria - su tutte il derby del 15 gennaio vinto 1-0 col gol di Milito, la cinquina al Parma, il 2-0 alla Lazio, le cinque vittorie di fila - e l'eliminazione dagli ottavi di Champions per via di Brandao, in rete al 92esimo. "Esonero? Fu qualcuno vicino al presidente Moratti, ma non i giocatori. Io avrei continuato". Una stagione da cancellare iniziata con Gian Piero e chiusa con Strama, confermato dopo un bel finale di campionato. Gasperini all'Inter è durato 90 giorni. Fu annunciato il 24 giugno e salutato il 21 settembre. Tre mesi in un frullatore tutto nerazzurro. Ne è uscito più forte e più completo.