Dopo la finale persa agli Us Open, Jannik è finito nel mirino dei contestatori. Ma questa è un'annata straordinaria, nonostante i tre mesi di sospensione
I detrattori di mestiere si divertono a contestare anche il tennista italiano più forte di tutti i tempi, numero 1 del mondo per 65 settimane consecutive, vincitore di 4 Slam e in totale di 20 titoli Atp, protagonista di due trionfi in Davis. Tutto questo a 24 anni. Così, capita che Jannik Sinner finisca sotto processo per aver perso la finale degli Us Open contro quel fenomeno di Carlos Alcaraz, in un’Italia che, fino a qualche anno fa, poteva sperare soltanto di scavallare la prima settimana dei Major. Ci si dimentica non solo della fantastica carriera già costruita fin qui dall’altoatesino, ma anche di quest’annata di per sé straordinaria. Come se una sconfitta bastasse per buttare giù quei mattoncini di Lego sapientemente affastellati, pezzo dopo pezzo, dal nostro campione.
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Il semplice conteggio degli Slam - due a testa, esattamente come nel 2024 - sarebbe sufficiente a smontare strampalate teorie. Tuttavia, a leggere bene i numeri, si scopre come nel 2025 Sinner abbia fatto persino meglio di Alcaraz. Vero, lo spagnolo, oltre a riconquistare la vetta del ranking ufficiale che tiene conto degli ultimi 12 mesi, è saldamente al comando della classifica Race, quella relativa all’anno solare che fa testo per la qualificazione alle Atp Finals. Non va dimenticato, però, che Sinner è stato costretto a rimanere lontano dal circuito per tre mesi, a causa della sospensione concordata con la Wada per il caso Clostebol. E allora, la Race, rapportata al numero di tornei disputati, racconta un’altra storia. Al momento Alcaraz è primo, in base ai risultati conseguiti nel 2025, con 10540 punti, precedendo Sinner a quota 7950. Ma Carlos ha giocato quasi il doppio dei tornei del rivale: 13 contro 7. Questo significa che se dividessimo il bottino per il numero di impegni, Sinner spiccherebbe con una media di 1136 punti a torneo, superiore agli 811 di Alcaraz. Sappiamo benissimo che questa classifica non ha alcun valore. Dice, però, una cosa chiarissima: Jannik è stato in grado di estrarre una migliore continuità di risultati dalle competizioni a cui ha preso parte. E dà merito di un’annata non meno brillante del 2024 da record, specialmente considerando le difficoltà incontrate.
il 2025 di sinner
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Jannik è partito fortissimo facendo il bis agli Australian Open, poi si è dovuto fermare e, quando è rientrato nel 1000 di Roma dopo la lunga assenza, ha sorpreso tutti gli addetti ai lavori per il livello espresso sui campi in terra del Foro, dove è stato fermato solo da Alcaraz in finale. Al Roland Garros, contro lo stesso spagnolo, è arrivato a un soffio dal successo, con quei tre match point consecutivi che gridavano vendetta. E vendetta c’è stata a Wimbledon, il principale obiettivo della stagione. Sul cemento americano, dopo la finale nel 1000 di Cincinnati praticamente non giocata a causa di un virus, un’altra finale agli Us Open. L’azzurro è arrivato all’atto conclusivo, vincendo appunto due Slam, in sei dei sette tornei giocati: ad Halle, un 250, l’unica volta in cui è stato eliminato prima (al secondo turno). Fenomenale. E c’è ancora da affrontare la volata finale che l’anno scorso regalò grandi gioie, su quei campi indoor che così tanto piacciono a Jannik.