Arriva il veloce indoor dove l'azzurro non perde da 23 mesi. Nella sfida con Carlos comincia il periodo favorevole. Possibile nuovo incrocio a Parigi prima della resa dei conti a Torino, con il tifo di casa
I nostri antenati romani chiamavano quella parte di mondo Arabia Felice. Dopo il mare in tempesta della sconfitta in finale agli Us Open, Sinner cercava nel deserto saudita le risposte che potessero restituirgli il sorriso nell’eterno duello con l’arcirivale Alcaraz. Si è trattato di un’esibizione, d’accordo, ma i titani rifuggono sempre il concetto di sconfitta, e lo spirito amichevole evapora non appena si mette piede in campo. Ebbene: la finale della Six Kings Slam Cup, l’evento milionario vinto da Jannik contro lo spagnolo per il secondo anno consecutivo, ha certamente riportato alle luce due certezze consolidate: il numero due del mondo, dopo la delusione di New York, è tornato a lavorare in allenamento con ancor maggior intensità, focalizzandosi sui dettagli che potevano riavvicinarlo al grande avversario, come sempre accade a uno e all’altro dopo essersi confrontati in partita; in secondo luogo, il veloce indoor resta la superficie sulla quale Jannik mantiene un vantaggio tecnico significativo sulle spagnolo, laddove negli altri scenari regna un equilibrio quasi feroce, con la terra leggermente dalla parte di Carlitos, l’erba più azzurra e il cemento praticamente equivalente.
ultimi fuochi
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Quindi, nel mese caldissimo che chiude la stagione, da Vienna alla Davis passando per il 1000 di Parigi e soprattutto le Atp Finals, Sinner parte da una posizione di forza. Per usare il linguaggio della sua amata Formula Uno, da qui agli Australian Open lo stint, cioè il periodo di gara, gli è favorevole. Nei tornei al coperto, le condizioni ambientali sempre uguali e non condizionate da fattori esterni, nonché i riferimenti del campo che non cambiano mai da una partita all’altra, esaltano al meglio le qualità della Volpe Rossa. A Riad è tornato a servire la prima sopra il 60% e da quella piattaforma può prendere subito in mano lo scambio e tenere una velocità di crociera così alta da togliere il tempo perfino a un fenomeno di fisicità come Alcaraz, che infatti non è riuscito quasi mai a girare intorno alla palla per esplodere il micidiale dritto. E d’altronde lo racconta anche lo storico del loro rendimento da settembre (post Us Open) a novembre dal 2021 a oggi: questa è la fase della stagione in cui Jannik dà solitamente il meglio di sé, a differenza di Alcaraz. Escludendo la Davis, l’italiano ha vinto l’81% delle partite conquistando ben 7 titoli. Alcaraz soltanto il 67%, con due titoli. Complessivamente, negli ultimi tre mesi della stagione, Sinner ha vinto 56 match perdendone solo 13 — ma l’ultimo ko risale addirittura al novembre 2023, finale del Masters ccon Djokovic — contro le 33 vittorie e le 16 sconfitte della nemesi Carlos.
gli incroci
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Sinner questa settimana è impegnato a Vienna, e i dominatori del circuito dovrebbero perciò incrociarsi di nuovo al 1000 di Parigi (non più a Bercy ma alla Defense), anche se l’infortunio alla caviglia sinistra non ancora perfettamente rientrato (in Arabia ha giocato con la fasciatura) potrebbe consigliare a Carlitos di prolungare lo stop per farsi trovare a pronto a Torino: le Finals potrebbero decidere davvero chi è il più forte della stagione e il prodigio di Murcia ci è sempre arrivato con la lingua di fuori. Di certo, nonostante la corsa al n.1 di fine stagione sia ormai quasi compromessa, Jannik è consapevole che questi sono i suoi giorni: "Ho lavorato tanto per giocare al livello molto alto di Riad. Come avevo detto dopo gli Us Open, ci siamo messi tutti i giorni lì a capire cosa era meglio fare, dove era meglio lavorare. Soprattutto la differenza l’ha fatta la mentalità su come approcciare gli allenamenti e anche le partite. E presto avrò anche la possibilità di esibirmi in casa, a Torino, con il sostegno della mia gente". Sogni da Maestro.