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Le prime punte di Allegri e Gasperini finora hanno deluso. Ma i due tecnici hanno trovato strade alternative per il gol
G.B. Olivero
13 novembre - 09:51 - MILANO
Al campetto, quando i ragazzini eletti capitani scelgono a turno un giocatore per comporre le squadre, sono due i ruoli che vengono individuati subito e che indirizzano la selezione: portiere e centravanti. Si parte da lì e poi si va avanti: i ragazzini conoscono bene le leggi del pallone. Il calcio cambia e ricambia, ma il fascino di chi para e di chi segna resta intramontabile. Si può vincere giocando meglio o peggio rispetto a certi canoni soggettivi, con qualunque modulo o interpretazione tattica, esasperando la fase offensiva o quella difensiva. Ma è quasi impossibile vincere senza un portiere bravo e senza un centravanti forte. Guardiola raccontò al mondo che il suo centravanti fosse lo spazio, ma sul tabellino dei marcatori ci finiva Leo Messi: non una prima punta, certo, ma un marziano. Quindi non vale. E quando Pep ha potuto rimettere un classico “nove” al centro del suo villaggio, ha preso Haaland senza indugiare. I centravanti risolvono le partite e fanno giocare bene le squadre perché indirizzano e assecondano lo sviluppo della manovra. Se sono bravi, ovvio.


