Serie A, più proprietà straniere che italiane: dal tramonto dei mecenati al Covid, i motivi

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Solo 9 club su 20 sono ancora in mano agli italiani. Tra fondi d'investimento e tycoon, così abbiamo aperto la strada ai capitali della globalizzazione

Marco Iaria

Giornalista

7 giugno - 13:27 - MILANO

Bastava leggere nel futuro. La squadra di calcio più antica d’Italia, il Genoa, venne fondata nel 1893 da un gruppo di inglesi che solo dopo qualche anno accettò l’ingresso di soci italiani. Adesso, in Serie A, le proprietà straniere superano quelle locali: 11 contro 9. L’ultima operazione è stata finalizzata a gennaio con l’acquisto del Verona da parte del fondo statunitense Presidio. Il turnover delle promozioni e retrocessioni ha salutato gli americani del Venezia e accolto Alexander Knaster, magnate di origini russe ma di formazione e passaporto Usa, protagonista del ritorno del Pisa nel massimo campionato. Di conseguenza, la Serie A comincerà per la prima volta con gli stranieri “al governo” e gli italiani “all’opposizione”. E la pattuglia dei primi potrebbe aumentare, se andrà in porto la cessione dell’Udinese della famiglia Pozzo al fondo Guggenheim Partners. 

chi sono

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Il campionario è vasto. Il più longevo è Joey Saputo, la cui famiglia ha fatto fortuna in Canada nella produzione dei latticini: al Bologna ha superato il decennio di permanenza. Milano è il regno dei fondi d’investimento. RedBird, specializzato in sport e intrattenimento, ha rilevato il Milan nel 2022 da un altro fondo (Elliott); Oaktree, che opera solitamente in situazioni “stressed-distressed”, è subentrato nell’Inter all’inadempiente Zhang un anno fa. Se i fondi ricercano un freddo ritorno dell’investimento, a Firenze e Parma si sono insediati miliardari che trattano le squadre come “trophy asset”. Rocco Commisso (Fiorentina, 2019) e Kyle Krause (Parma, 2020) non hanno badato a spese finora, investendo oltre 900 milioni in due. Cifra che Dan Friedkin ha speso da solo, in questo quinquennio alla guida della Roma che doveva rappresentare una nuova gemma in un portafoglio sempre più diversificato, dalle auto di lusso alla produzione cinematografica: solo il ritorno in Champions e il nuovo stadio potrebbero ripagare gli sforzi del texano. Molto più calcolato il rischio di uno che di finanza se ne intende: Stephen Pagliuca è il capo della cordata che, nel 2022, ha acquisito la maggioranza di un club macina-utili come l’Atalanta, lasciando la governance (e la quota minoritaria) ai Percassi. È ancora da decifrare l’impronta nel Genoa dell’imprenditore romeno Dan Sucu, subentrato all’ineffabile 777 alla fine del 2024. Sono, invece, una certezza le ambizioni dei fratelli indonesiani Robert e Michael Hartono: al comando del Como dal 2019, sono i proprietari più ricchi della Serie A con un patrimonio di 50 miliardi di dollari (fonte Forbes). 

motivi

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Il tramonto del mecenatismo ha favorito l’ingresso dei capitali esteri, accelerato dal Covid e dalla crisi di liquidità. Spiega Paola Barometro, partner del dipartimento Corporate & Finance di Hogan Lovells: "In questo scenario di fragilità sistemica, l’interesse degli investitori esteri ha trovato un contesto favorevole. In un panorama europeo in cui i principali club sono giunti a valutazioni prossime ai massimi multipli storici, l’Italia offre ancora una finestra d’accesso a condizioni di ingresso interessanti. I club italiani - spesso contraddistinti da un elevato indebitamento, significative opportunità di ottimizzazione gestionale, struttura dei costi inefficiente e ricavi inferiori alla media delle altre leghe principali - risultano particolarmente appetibili per operatori abituati a intercettare value opportunities nei contesti meno efficienti". Ora è necessario sciogliere i nodi del sistema, infrastrutture in primis. Altrimenti anche gli stranieri alzeranno bandiera bianca.

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