Diciannove anni fa Luka, ventenne, segnò nella città di Allegri il primo gol con la maglia della Croazia in amichevole contro l'Italia. Ora è chiamato a un'ultima missione: regalare personalità, saggezza e talento al nuovo Milan
Zvonimir Boban ci suggerì: "Stasera seguite bene il Piccoletto". Lo disse con un sorriso furbo, tipo: "Preparatevi a stupirvi…". Il Piccoletto era Luka Modric. Livorno, 16 agosto 2006, amichevole Italia-Croazia. Gli azzurri ripartivano, dopo la trionfale notte di Berlino, con un nuovo ct, Roberto Donadoni, e una formazione molto sperimentale. In difesa Terlizzi, in attacco Rocchi, per dire. Il più giovane in campo era appunto Modric, 20 anni, stellina della Dinamo Zagabria ancora poco conosciuta, ma in fase di deflagrazione. Boban non fu smentito: il Piccoletto incantò, un biondino in perenne movimento, con la luce in testa e la grazia nelle scarpe. Firmò anche il 2-0, tap-in su tiro di Rapaic. Il primo gol in nazionale di Modric nella città di Max Allegri. Due anni più tardi, sarebbe passato al Tottenham, nel 2012 al Real Madrid e sarebbe diventato leggenda: Pallone d’oro, 6 Champions, 6 Mondiali per club e spiccioli. Ora, a 39 anni, passa al Milan di Allegri dopo aver detto no alla Dinamo Zagabria del presidente Boban. Nomi che tornano e si aggrovigliano. Luka dovrà essere l’Ibra di Pioli, che educò lo spogliatoio a una nuova cultura del lavoro e lo trascinò allo scudetto con la sua carismatica personalità. Zlatan aveva la stessa età. Certo, un tempo il Milan acquistava futuri Palloni d’oro di 21 anni (Kakà) e li scaricava al Real dopo averne spremuto il meglio. Ora a Madrid va a prendersi quarantenni con autonomia ridotta. Nel calcio di Yamal (17) e Doué (20). Altri tempi. Ma il Piccoletto, 19 anni dopo Livorno, ha ancora un po’ di luce e grazia per il livornese Max.